322 Clemente XI. 1700-1721. Capitolo Vii. le loro memorie più tardi che fosse possibile, mia ora insistevano perchè la questione dei riti venisse decisa prima delle ferie autunnali. Ciò aveva per i gesuiti lo svantaggio che per esaminare le loro ragioni non rimaneva più il tempo necessario. Il 28 agosto la scrittura apologetica di Noël e Castner era appena uscita dal torchio e il 4 settembre vennero riprese le congregazioni cardinalizie per l’esame della questione dei riti; però in seguito ad una rimostranza del cardinale Carpegna sul tempo troppo breve, esse vennero differite all’ll settembre. Anche così, secondo l’opinione dei gesuiti, il tempo che rimaneva era troppo scarso, tuttavia il cardinale Sperelli consigliò loro di presentare una nuova memoria apologetica, prima ancora dell’ll settembre, cosicché il suo esame esigerebbe tanto tempo che prima delle ferie autunnali non si arriverebbe ad una sentenza nella questione dei riti. Difatti si riuscì ad approntare una nuova difesa entro il 9 settembre; il Papa aveva desiderato di vederla già alcuni giorni prima della congregazione dell’ll e quindi si lavorò giorno e notte per soddisfare a questo desiderio. Per la seduta dell’11 settembre gli avversari dei gesuiti avevano portato seco loro il proprio parere completo. Ma il Papa si richiamò all’apologia che gli era stata consegnata due giorni prima dai gesuiti e dichiarò non essere giusto di metter da parte questo documento, senza esaminarlo. Bisognava stamparlo e a tale scopo i difensori dei riti dovevano ottenere un termine di dieci giorni. Nella prossima congregazione il 24 settembre venne poi aggiornata la decisione definitiva, fino a dopo le ferie autunnali. Clemente XI durante l’intiero ottobre dedicò allo studio della questione dei riti in ogni settimana un giorno, ed in ogni giorno alcune ore. Il Papa aveva fin dal principio seguito con la massima attenzione lo sviluppo della causa e, almeno agli inizi, il suo giudizio era favorevole ai difensori dei riti. Egli sapeva assai bene, e lo disse chiaro in presenza dei gesuiti, che il conflitto risaliva in gran parte a gelosie.1 II 27 marzo egli aveva ricevuto i gesuiti, che gli presentavano il loro primo scritto apologetico molto amichevolmente e aveva promesso di leggere lo scritto. Il 26 agosto il Papa disse che egli stesso doveva decidere il conflitto e che i gesuiti stessero di buon umore poiché la maggior parte dei vescovi e vicari apostolici stavano dalla loro parte. Ancora l’il settembre 1704 quando Castner si permise l’osservazione che per gli avversari, più che della riforma dei riti, si trattava di gettare onta sui gesuiti, il Papa rispose che tale era anche la sua convinzione.2 i Sopra, p. 317. s * « liogavl dein iS'uam Sanctitatem, ut dignaretur etiam attendere, Qu0< multi ex adversariis satis dare ostendissent hactenus se forte potius iutfi