108 Clemente XI. 1700-1721. Capitolo IV. turo. Dopo questi combattimenti il capitano generale Pisani alla fine di giugno 1717 decise di affrontare Ibrahim di Aleppo con la parte più leggera della flotta veneziana, 15 galere, 2 galeazze, 3 corvette e 4 galeotte in unione con la flotta ausiliaria. Fra capo Matapan e l’isola di Cerigo si addivenne il 19 luglio ad un’accanita battaglia marittima, che terminò con la ritirata dei turchi. Ma una decisione non, si ottenne nemmeno ora, poiché il nemico era riuscito dii nuovo a portare al sicuro la sua flotta.1 lUlteriori combattimenti non portarono alcuna modificazione essenziale della situazione, finché le notizie dei successi del principe Eugenio non indussero il pascià Ibrahim a ritornare rapidamente ai Dardanelli. Il vincitore di Petrovaradin si era congedato il 14 maggio 1717 dall’imperatore, al quale poco prima era nata l’erede al trono Maria Teresa. In tale occasione Carlo VI consegnò al suo generalissimo un suo crocifisso incastonato di diamanti, nel cui segno egli doveva condurre la guerra santa contro il nemico ereditario del nome cristiano. Per questa egli aveva a disposizione più di 100.000 uomini. Siccome il nemico era ancora lontano, il 15 e 16 giugno si potè operare il passaggio sul Danubio senza molestie. Eugenio dopo di avere fatta un’attenta ricognizione del terreno, occupò innanzi a Belgrado quella posizione che nel 1688 aveva preso anche Massimiliano Emanuele di Baviera. Egli assicurò il suo campo verso la fortezza, ma si coprì anche alle spalle, per essere protetto contro un esercito di sbloccamento.2 La forza di Belgrado consisteva meno nelle sue opere fortificate quanto nella sua situazione favorevole fra il Danubio e la Sava. Quanto stesse a cuore al sultano di mantenere questa piazza risulta dal fatto che egli vi aveva posto in guarnigione 30.000 uomini, il fior fiore dei giannizzeri, con a capo uno dei suoi più valorosi generali, Mustafà Pascià. Compiuti i preparativi per l’assedio che i turchi tentarono invano di disturbare con sortite, il 16 luglio incominciò il bombardamento della fortezza, il quale cagionò gravissime devastazioni. Solo la speranza della liberazione sosteneva l’animo degli assediati. Quanto grande fu il loro giubilo quando il 30 luglio videro spuntare l’avanguardia dell’esercito liberatore, comandato dal granvisir Chalil Pascià, il quale, forte di 200.000 uomini, si trincerò sulle alture, di fronte al campo imperiale! Di là i turchi il 1° agosto aprirono un fuoco terribile. Il principe Eugenio si liberò da questa pericolosa situazione con un’audace e geniale decisione: pur continuando cioè il bombardamento della fortezza, nel mattino del 16 agosto i Diedo 140 ss. ; Zinkeisex V 553 ss. ; Guglielmotti 60 ss. ; Masfroni, loc. eit. 359 ss. ; Pohciti XXIII 491 ss. s Arneth II 422 s. ; Zinkeisen V 547 ss.