7(1 Clemente XI. 1700-1721. Capitolo III. regno, e nessuna delle potenze cattoliche elevò contro la minima obiezione. Tutti sapevano con quali sforzi da sei anni Filippo V avesse tentato d’ottenere l’investitura di Napoli e della Sicilia. Come in questo caso si misconosceva un possesso incontestato del Papa, così con lo stesso diritto si sarebbero potuti anche strappare altri pezzi del suo potere temporale.1 Naturalmente non si poteva parlare di un riconoscimento papale del nuovo re di Sicilia; si potevano quindi prevedere conflitti violenti e ciò tanto più che in Roma giunse presto la triste notizia che al re di Savoia era stato espressamente concesso anche il sovrano privilegio della Monarchia Sicilia,2 intorno al quale sussistevano già col governo spagnuolo delle serie divergenze. S’aggiungeva a tutto ciò che la pace di Utrecht creava una pericolosa incertezza antche circa la clausola di Rijswijk. Fin da principio Clemente XI aveva ritenuto suo dovere nell’interesse della religione cattolica di tener fermo a tutti i costi alle disposizioni di Rijswijk, per quanto forti fossero le pressioni della Prussia, dell’Olanda e dell’Inghilterra per la loro abolizione. In tale faccenda egli respingeva ogni compromesso. Il suo rappresentante, Domenico Passionei, era stato temporaneamente d’altro avviso. Egli era di opinione che in caso di bisogno si dovesse accettare un accomodamento e che nel pericolo di perdere tutto, di due mali si dovesse scegliere il minore. Nella vana speranza di distogliere gli inglesi diall’appoggiare i protestanti tedeschi in questa faccenda, Passionei era perfino disposto a rinunciare ad esigere delle agevolazioni per i cattolici irlandesi.3 Ma Clemente XI respinse una diplomazia così debole e non voleva a nessun costo lasciar cadere il massimo vantaggio che la Chiesa aveva ottenuto in Germania, dal 1648 in qua.4 Al Passionei venne scritto che i rappresentanti della Santa Sede hanno l’obbligo di cercare ovunque e con tutto lo zelo e in ogni maniera il vantaggio 1 Gfr. il giudizio del Brosch non certo favorevole al Papa (Kirphenstaot II 47) : « Il papa non regnava sopra Bologna, Ferrara e le Marche, su l’Umbria e su Roma con un diritto migliore o peggiore di quello che gli spettasse sul regno di Napoli che era notoriamente un feudo ecclesiastico; come gli si toglieva di mano quel diritto o se ne rendeva illusorio l’esercizio, così si sarebbe potuto staccare anche altri pezzi dal complesso del suo potere temporale. I