164 Clemente XI. 1700-1721. Capitolo V. il Papa istituì per esaminare le « Riflessioni morali » i gesuiti avevano una posizione molto modesta. Essa constava di due cardinali, il domenicano Ferrari e Fabroni, di due impiegati dell’inquisizione: Banchieri e P. Damasceno dell’ordine fralnicescano e nove teologi. Di questi Le Drou apparteneva alla scuola di S. Agostino, il maestro di palazzo Bernardini e il segretario della congregazione dell’indice Selleri alla scuola domenicana; i francescani Palermo e Sant’Elia erano scotisti; a questi s’aggiungeva un benedettino, Tedeschi, vescovo di Lipari; il lazzarista Castelli e il barnabita Terroni. Solo un gesuita, Alfaro, teologo dell Papa, isi trovava fra i nove teologi che evidentemente erano stati scelti da tutti gli ordini e da tutte le scuole sorpassando possibilmente i gesuiti.1 Inoltre, Alfaro poteva essere in qualche misura gradito ai giansenisti, poiché era avversario del probabilismo. Certo per non arrivare di nuovo alle stesse complicazioni come colle cinque proposizioni di Giansenio, si pensò di citare letteralmente nella Bolla le proposizioni di Quesnel da condannarsi. Ma per far ciò si urtava in difficoltà. Quesnel, così riferiva De la Trémoille,2 aveva scritto con tale arte e tale circospezione che era difficile cavare dal suo libro singole proposizioni; bisognerebbe riprodurre intere pagine, poiché è solo da tutto il contesto che si riconosce il cattivo senso delle sue affermazioni. Ora era impossibile di inserire tutto questo in una costituzione. Un’altra difficoltà derivava dal fatto che spesso i consultori non erano d’accordo se una proposizione potesse tollerarsi o meno. Il Papa decise perciò che si dovessero inserire nella Bolla solo quelle proposizioni che tutti erano d’accordo di condannare ; si poteva del resto aggiungere espressamente che la non citazione di una proposizione non significava ancora la sua approvazione.3 Data questa situazione, il lavoro procedeva molto lentamente;4 talvolta pareva addirittura che cessasse, cosicché i rappresentanti di Noailles in Roma consigliavano l’arcivescovo a non revocare la sua raccomandazione del Quesnel perchè la costituzione non com- 1 Daubenton il ltì settembre 1713, in Ff.NHi.oN, (Eurrp* Vili 1S3; I.F. Uoy 40(2. 2 II 2 gennaio 1712, in I,K Koy 4flBs. * TrCmoille il 2 luglio 1712, ivi 424. * Ivi. All'uditore della nunziatura di Francia il segretario dì stato scrisse il 14 maggio 1712 : * « Ma che trattandosi di materia dogmatica et essendo già state estratte dal libro consaputo le proposizioni che devono qualificarsi, la S. Sede non suole nè deve procedere senza una somma maturità ed esatta discussione delle istesse proposizioni, prima di proferirne e publicarne a tutta la Chiesa l’ultimo suo giudizio. Ha nondimeno Sua S<&, sul fondamento della notizia da lei recata, dati nuovi ordini più pressanti, perchè si solleciti al possibile la spedizione dell'affare ». .X iniziai, di Francia 388 f. 132, Archivio segreto pontificio.