L’esercito imperiale passa attraverso lo Stato pontificio. 35 sione sulle trattative col Papa. 1 A tale scopo comparve un ambasciatore che per l’assoluta mancanza di ogni riguardo era già famigerato dai tempi di Innocenzo XII, cioè il conte Martinitz. D’accordo col Cardinal Grimani, che era persona intieramente devota all’imperatore, Martinitz doveva costringere Clemente XI a concludere un accordo vantaggioso per la Casa d’Absburgo. Esponendo le antiche lagnanze del governo viennese Martinitz e Grimani chiesero il riconoscimento di Carlo III come re o almeno che si tenesse conto delle sue presentazioni per gli uffici ecclesiastici nei paesi da lui occupati, come pure la liberazione di alcuni napoletani che stavano in prigione a Roma per cospirazione contro il dominio spagnuolo. Ma questa missione fallì completamente. Grimani si sentiva offeso e preterito, perchè l’imperatore invece di lui aveva nominato Martinitz a viceré di Napoli. Martinitz dovette quindi agire da solo. Durante una dimora di cinque giorni a Roma, dal 18 fino al 22 giugno, egli ebbe due udienze, nelle quali però non raggiunse nulla. Alle sue lagnanze il Papa rispose con controlagnanze e si rifiutò assolutamente di riconoscere Carlo III come re di Spagna. Solo la liberazione dei napoletani venne concessa. 2 La traversata degli imperiali per il territorio pontificio, nonostante i severi ordini del comando supremo, non si compì senza eccessi. Nella notte dal 27 al 28 giugno essi passarono il Gari-gliano e il 4 luglio presero Capua. Gli austriaci vennero quasi da per tutto salutati con giubilo dalla popolazione, in modo particolare a Napoli, ove Daun e Martinitz entrarono il 7 luglio. Appena 14 giorni erano passati e già tutto il regno di Napoli eccettuate le fortezze di Pescara e Gaeta, si trovavano in mano degli imperiali. 1 Tutti rendevano omaggio al fratello di Giuseppe I, il re Carlo III, che si trovava allora in Spagna. Siccome gli austriaci dominavano oramai anche Milano, erano essi ora i signori d’Italia e la Santa Sede invece che col debole regime spagnuolo aveva da fare con un monarca giovane ed energico, il quale disponeva di un’imponente forza militare. Un saggio delie pretensioni dell’imperatore s’ebbe già nel modo di procedere in Parma e Piacenza, con il che venne gettato al pa- 1 Landau 261, ove si rimanda alla lettera di Giuseppe I diretta a I)aun •1 3U maggio ITO", che si trova nell'A r eh i v i o di famiglia l* fllffy-L a u n, in bnse alla quale, se ciò poteva avvenire senza dannosi ritardi, doveva prolungare la marcia con la sosta di uno o al pi’' due giorni alle porte di ltoma, allineile Martinitz vi potesse arrivare ancora prima. - Landau 270 ss. Cfr. Kiopp XII 319 s. * Kei.monte II 128 ss. ; Landau 310 s.: I’ometti XXI 392.