104 Clemente XI. 1700-1721. Capitolo IV. di Parma, ma di fatto egli, straniero, con la regina era il vero reggente dì Spagna. Tuttavia non si sentiva sicuro poiché all’interno doveva fare i conti coi nemici delle sue riforme statali e all’estero coll’ostilità del duca di Orléans.1 Quest’ambizioso, salito improvvisamente in fortuna, aspirava alla dignità cardinalizia onde procurarsi con essa, come aveva fatto una volta Richelieu, una posizione eminente e difficilmente attaccabile. Egli sapeva benissimo che l’adempimento di questo suo desiderio con un Papa come Clemente XI non era facile a raggiungersi, ma sperava tuttavia d’arrivare alla meta, qualora appoggiasse con tutto lo zelo il piano che era la massima preoccupazione del capo supremo della Chiesa, la lotta cioè contro i turchi.2 Di grande importanza fu che Alberoni riuscì ad accattivarsi talmente la fiducia del nunzio Aldovrandi, che questi nell’agosto 1716, apparentemente soltanto per la guerra contro i turchi, si recò a Roma. Clemente XI, colpito dall’arrivo arbitrario del nunzio, non voleva da principio concedergli udienza: ma alla fine lo ricevette tuttavia, poiché temeva che altrimenti lo zelo del governo spagnuolo per la guerra turca verrebbe meno, anzi forse subentrerebbe una rottura con Madrid. Non riuscì però all’Aldovrandi di indurre il Papa alla nomina di Alberoni a cardinale. Egli ricevette con data 16 gennaio 1717 soltanto il permesso per il governo spagnolo di riscuotere dal clero notevoli somme per la guerra turca. Ma quando volle ritornare con tal risultato al suo posto, Filippo V sollevò delle difficoltà per lasciarlo entrare, cosicché per il momento dovette sostare fino al 20 maggio in Perpignano.3 Alberoni fece le viste di essere egli stesso assai sorpreso della decisione del re, aggiungendo che siccome si trattava della sua propria persona egli non poteva far nulla senza mettersi in falsa luce; constargli solo questo che il nunzio verrebbe lasciato entrare soltanto quando si fosse soddisfatto al desiderio di Sua Maestà.4 Nello stesso tempo Alberoni venne in campo con un’altra proposta che gli sembrava molto adatta a superare la resistenza del Papa contro la sua nomina. Erano ancor sempre in sospeso le divergenze fra Madrid e Roma che riguardavano specialmente il tribunale della nunziatura e la concessione di benefici a non spagnoli. Ora mettendo in prospettiva un felice componimento di questi dissensi egli esercitò su Roma una nuova forte pressione. Daubenton, confessore di Filippo V, come il duca di Parma, fecero arrivare a Roma le migliori notizie in- 1 Bourgeois 168 ss., 197 ss. ; Professione, Ministero 67. 2 Cfr. sopra p. 85. s Professione loc. cit. 89 ; Pometti XXIII 471 s. * Pometti XXIII 472. Cfr. Arezio 262 s.