478 Innocenzo XIII. 1721-1724. Capitolo I. anche la volontà del Papa, ma non essere stata eseguita. Il segretario di Propaganda aveva bensì fatto dire al Giampriamo, he producesse pure quanto voleva, ma le accuse particolari non irli erano state indicate. Dopoché il Tamburini aveva appreso he l’inchiesta era in corso, e dopoché il Giampriamo per tre giorni aveva chiesto comunicazione dei punti di accusa, gli si ris]><'*>, che noni c’era mandato per una simile comunicazione. Ci si era rivolti colla stessa preghiera anche al segretario di Stato, Giorgi > Spinola. L’Ordine, dunque, non si era ricusato di rispondere ;:lle accuse.1 Per quanto concerne le accuse medesime, il Tamburini prende Iddio a testimonio ch’egli non si sente colpevole su nessun pi;r dell’accusa, e ch’egli può credere con buoni motivi, che anche la maggioranza dei suoi missionari cinesi non siansi allontanati dal loro dovere.2 II Tamburini giustifica la propria condotta perennale presentando documenti, da cui risulta, ch’egli inviò or ini in Cina per l’osservanza delle proibizioni dei riti, censurò mancanze di taluni. Ogni anno fece rapporto alla S. Sede sulla situazione in Oriente e sulle difficoltà, in cui urtava l’osservanza dei decreti sui riti. * Del resto i decreti pontifici del 1704 e 1710 furono pubbli' ti in Cina solo nel 1715. Il vescovo di Pechino ha rappresentato £¡1» S. Sede la necessità di procrastinare la pubblicazione dei decreti, il commissario dei francescani, Fernandez, scrisse, che ancora nessuno dei Vicari apostolici li aveva pubblicati. In tali circostanze il generale dovette procedere con riserbo, perchè i suo: ordini non s’incrociassero con quelli dei vescovi. Per quanto riguarda i suoi missionari, il generale assicura di possedere prove convincenti della loro obbedienza pronta e non sforzata : non esserci da rilevare che poche eccezioni. Gli atti riguardanti il loro giuramento alla Bolla furono inviati a Clemente XI ed accolti da lui con segni di gran gioia. Per la Cina > Ivi 7. * «Non si cognosce cravata In con scienza » (Ivi 4 s.). Iji riprodu dello scritto di difesa in Anecdote* vol. VI accompagna l'esposizione dei Ta ir. burini con osservazioni astiose, che non hnnno però nessun valore obbietti'*1 I'er es., alla protesta fatta dal Tamburini della propria innocenza viene re plicato (loc. cit. 4) : « I>e P. Tambourin ne se contente pas de refuser la *•* mission au jugement du Pape qui le condamne, ...il se présente aux pi*'*'4 du S. Père pour Ini donner un démenti. Le Pape le blAme de sa négligei le Général ose assurer qu'il n'a manqué .X aucune des diligences néce**air'" I.c Pape déclare les Jésuites de la Chine rebelles à ses ordres, le Gêner* a ln témérité de les dire innocens et soumis... ». Soi non ci occupiamo l’! oltre dl simili « risposte ». 3 Ivi Ut ss., 42 ss., 47 ss.