I sussidi concessi dal Papa all’imperatore. 103 Le notizie che il nunzio Spinola da Vienna faceva arrivare a Roma legittimavano le migliori speranze per la campagna del nuovo anno. I preparativi di guerra del principe Eugenio erano tanto accurati quanto ampi e facevano attendere con sicurezza che si inizierebbe la campagna prima che nel 1716. Ciò indusse Clemente XI a mettere in seconda linea tutte le altre divergenze col gabinetto viennese, perfino anche la non seguita consegna di Comàcchio. Abbattere i turchi gli pareva il compito più importante che la Santa Sede avesse allora da risolvere. Perciò nei suoi soccorsi passò ancora al di là delle deliberazioni della congregazione. Per il clero di Napoli, Milano e Mantova venne prescritta una tassa che in cinque anni doveva rendere 500.000 scudi e al principe Eugenio furono inviati 160.000 scudi.1 Nella repubblica veneta Clemente XI non riponeva altrettanta fiducia che nell’imperatore, poiché essa si era mostrata ripetutamente mal sicura in guerre turche antecedenti.2 Caratteristico per la diffidenza del Papa nei propositi della Signoria è il fatto che il segretario di stato Paolucci si pose in diretta comunicazione col conte di Schulenburg, benjchè questi fosse protestante.;1 Ciò malgrado i veneziani ricevettero anche pel 1717 gli stessi sussidi per 100.000 scudi come nell’anno passato. Il Papa insistette anche con zelo perchè la flotta veneziana venisse appoggiata dal Portogallo, da Genova e dalla Toscana.1 Non meno attivo egli fu al riguardo con Madrid. Colà sembravano aprirsi speranze assai lusinghiere. Già nel settembre 1716 Alberoni aveva mandato al nunzio Aldovrandi le notizie più liete intorno alla partecipazione della Spagna alla guerra marittima per l’anno seguente.1 L’adempimento di queste promesse dipendeva principalmente da Alberoni, il quale assieme alla regina dominava completamente il debole re spagnuolo, dopo che gli era riuscito nel luglio 1716 di allontanare dalla corte il cardinale Giudice.0 La posizione di Alberoni era stranissima: nominalmente egli era soltanto il rappresentante del duca 1 Ivi 459 ss. Cfr. Buoer III 564. 2 Cfr. la presente Opera, voi. V 179 ss.. IX 235 s. * Po metti XXIII 454 ss., ove sono pubblicate alcune lettere di Kehu-lenburg. * Clementis XI Opera, Epist. 2191, 2207, 2219. * Pompiti XXIII 465 s. * Al posto di grande inquisitore, tenuto da Giudice, Filippo V aveva desti-nato il vecchio J. Molines, ciò che Clemente XI non voleva dapprima appro-'are (vedi ‘Lettera di Paolucci al nunzio spagnuolo in data 3 novembre 1716. ■'«wial, di Spagna 212, Archivio segreto pontificio). Con Breve del 24 dicembre 1716 il Papa per*'» più tardi cedette (Clbmektih XI Opera, EP!at 2195). Dopo la partenza del Molines la rappresentanza della ¡Spagna in Roma venne assunta dal cardinale Acquaviva.