Minacciano le più tristi conseguenze. 333 omaggi e in tale occasione Tournon per mezzo dell’interprete Appiani parlò loro per la prima volta dei riti. La conseguenza fu che nel seguente 28 febbraio si levarono alte lagnanze in tutte e tre le chiese di Pechino. I gesuiti intanto non risposero, ma si consultarono col vescovo di Pechino, il quale rispose loro che per il momento non esisteva alcuna decisione impegnativa del patriarca; del resto molti cristiani erano del tutto malfidi, essi parlavano in un modo innanzi al legato e in un altro altrove: le capziose domande di Appiani e i suoi pìccoli doni potevano cavare da loro ogni risposta che gli piacesse. Il 7 marzo i cristiani presentarono le loro difficoltà agli interpreti Appiani e Frossoloni i quali dissero loro che un mandato imperiale concedeva ai cristiani piena libertà; siccome però risultò che un tale mandato non esisteva, essi presentarono l’esposizione delle loro difficoltà in una supplica. Frossoloni li mandò via, rimproverò i disobbedienti e strappò la supplica. Con ciò naturalmente i cristiani non si acquietarono. Quando il 21 marzo il patriarca impartì la sua benedizione ad alcuni arrivati di lontano, un centinaio.circa di cristiani gli si appressarono, si gettarono in ginocchio e tennero cinque suppliche in alto. Tournon chiese se le avessero presentate ai gesuiti e, avutane risposta negativa, dichiarò che senza firma dei gesuiti, nulla accettava. Che cosa volevano del resto? Un vegliardo fra la folla rispose che Appiani comandava loro di distruggere le tavolette degli antenati, al che Appiani gridò forte che il vecchio mentiva. Tournon si fece allora dare le suppliche e tentò di strapparle, ma siccome le sue mani ancora deboli non ne avevano la forza, egli chiese al gesuita presente Gerbillon di farlo in sua vece, ('erbillon lo pregò di non voler fare una cosa simile, ma il patriarca gettò le suppliche a terra, le calpestò e proibì ai portatori di entrare nella sua casa. La terribile indignazione per questo contegno del legato spinse alcuni cristiani alla decisione di accusare il patriarca innanzi al tribunale dei riti nel senso che egli aveva calpestato uno scritto, coi nomi di Dio e dell’imperatore. I gesuiti, che ne avevano sentito parlare il 24 marzo, dovettero •aticare 14 giorni per togliere loro di testa simile progetto.1 Ma anche così pareva che le cose dovessero prendere una '■rutta piega. Già il 16 marzo l’imperatore aveva interrogato ■erbillon intorno alle intenzioni del patriarca e siccome il gesuita dava una risposta evasiva, gli aveva detto : « Non sa egli che atti gli aderenti alla vostra legge apostateranno, se egli vorrà abolire i riti?». Il gesuita Chiliano Stumpf parlò a proposito II Questa dichiarazione con Frossoloni e aggiunse che uno dei 1 Stumtf, § 3.