La posizione del Papa nella guerra per la successione di Spagna. 15 La posizione del Papa di fronte a questo pericoloso sviluppo delle cose era determinata dalla sua doppia qualità di capo della Chiesa e di principe italiano. Nella sua prima qualità egli pensò di mostrarsi padre comune della cristianità col tentare di evitare la guerra, intervenendo colla sua pacifica mediazione. Qualora in tal riguardo gli fosse negfato il successo, la sua tendenza come principe italiano doveva anzitutto esser rivolta a tener lontano il turbine di guerra dall’Italia. Subito al principio dei torbidi, verso la fine del dicembre 1700, Clemente XI aveva mandato corrieri celeri con Brevi all’ imperatore, al re di Francia e al governo di Madrid per spronarli alla pace e offrir loro la sua mediazione. Prima ancora che trascorresse l’anno scrisse ai duchi di Mantova, Modena e Parma per raccomandar loro la neutralità.1 Per la parte di mediatore era invero necessario, come prima premessa, un atteggiamento rigidamente imparziale, cosa che si presentava già a prima vista, e proprio per il Papa, straordinariamente difficile. Il regno di Napoli e Sicilia infatti, nel quale Filippo V era stato proclamato, senza resistenza, sovrano, era feudo della Chiesa e confinava oltre a ciò con lo stato ecclesiastico, cosicché da là poteva venir esercitata su Roma la massima pressione.2 Per chi doveva decidersi il Papa, se tanto l’ambasciatore romano di Filippo V come il conte Lamberg quale rappresentante dell’imperatore esigevano da lui, quale supremo signore feudale, l’investitura di Napoli e Sicilia per i loro sovrani? Clemente XI temeva, come dice l’ambasciatore veneziano Frizzo, da una parte la prepotenza, l’audacia, l’orgoglio dei tedeschi, dall’altra parte la leggerezza, la presunzione, la violenza dei francesi e soprattutto i loro principi gallicani. Così tutta la sua arte fu di cercare il modo di evitare una decisione, cosa però che non accontentò nessuna delle due parti.8 Come condizione pregiudiziale per l’accettazione della mediazione papale Leopoldo aveva richiesto che, fino alla decisione giuridica, Napoli, Milano e i Paesi Bassi venissero messi in mano di un terzo. * Luigi XIV respinse questa pretesa e nel maggio 1 Opera. Epist. 14 ss. : Brnre I 137 s. ; Pometti XXI 318 s. * In una * relazione all’imperatore del 30 giugno 1703 Lamberg si esprime così : « Chi sarà padrone del regno di Napoli, sarà sempre da Iloma consi- derato il più formidabile, perchè il regno è alle porte di Koma e 1 " preti cogliono avere pace in casa loro. Se si serra la porta dell’Abbruzzo, Roma resta senza carne, se quella della Puglia, Roma si trova senza oglio, e cosi in molte altre cose Roma sì rovina senza il commercio del regno ». Archivio Lamberg di Ottenstein. * Klopp IX 58; Pometti XXI 319ss., 453 s. * Klopp IX 62.