156 Clemente XI. 1700-1721. Capitolo V. cercò invano di impedire tale condanna.1 Un Breve2 del 13 luglio 1708 condannò il «nuovo Testamento » di Quesnel poiché seguiva per lo più la condannata traduzione della Bibbia di Mons e nelle note conteneva delle proposizioni che erano sovversive, temerarie, rovinose ed erronee, che erano state già condannate ed avevano sapore giansenista. Anche questo Breve, come il solito, incontrò in Francia delle difficoltà. Si ordinava in esso che tutti gli esemplari delle « Riflessioni morali » venissero consegnati al vescovo o all’in-quisitore. Ora in Francia l'inquisizione non esisteva e il riferimento ad essa non poteva avere per la Francia alcun significato. Ma per il parlamento bastò l’aver semplicemente nominato l’odiato tribunale della fede per rifiutare al Breve l’accettazione, per quanto non venisse espressamente proibito. Il Breve tuttavia, almeno presso i cattolici zelanti, non rimase senza effetto.3 Noailles si sentiva talmente colpito dalla sentenza papale che pensava a dimettersi, 4 ma tanto lui che i diplomatici francesi e Quesnel non vi vedevano che una vendetta dei gesuiti contro l’antipatico arcivescovo. 5 Quesnel rispose al Breve con un violento scritto qualificando il procedimento dell’autorità romana come un attentato scandaloso che colpiva nel cuore l’episcopato, come un’opera delle tenebre e l’impresa di un’infame cabala.8 Per coprirsi le spalle, nel 1710 egli pubblicò lo scritto di Bossuet intorno alle « Riflessioni morali ».7 Ma frattanto, come dice un contemporaneo, il giansenismo faceva dei progressi al di là di tutto quello che si potesse immaginare. 8 Fatta eccezione dei seminaristi di S. Sulpicio e di alcuni pochi altri, scrive Fénelon,9 tutti gli studiosi della Sorbona accet- 1 Ivi 298 s. 2 Hull. XXI 327; Fleury LXVII 673 s. a «Un n’a pas peu gagné que d'obtenir la condamnation du Nouveau Testament de Quesnel e de la Théologie du Juenin » (Daubenton a De Vitry, in Fénelon, Œuvres VII 650* Che l’effetto del Breve in complesso non fu quello desiderato confessano anche i vescovi di Luçon e Iji Rochelle in una lettera al Papa il 1° gennaio 1711 (ivi 6S0). Malcontento del re per le molte condanne: Le Roy 313. « Le Rot 314. » Ivi 225, 298, 308, 311.