122 Clemente XI. 1700-1721. Capitolo IV. lagnanze contro tali incidenti. Nello stesso tempo Clemente XI vedeva in Napoli calpestati i diritti della Santa Sede perchè gli imperiali erano convinti che il Papa era stato d’accordo con la rottura della pace fatta della Spagna.1 Mentre questa calunnia si diffondeva sempre più,2 il governo spagnuolo persisteva nella via una volta cominciata. Esso faceva grandi preparativi militari che potevano essere destinati soltanto alla continuazione della guerra contro l’imperatore. Al Papa che pensava ancora sempre alla guerra turca, importava soprattutto di impedire questo. Si mostrò perciò disposto a cedere perfino riguardo alla nomina di Alberoni ad arcivescovo di Siviglia, purché il governo ispagnuolo mutasse rotta,3 ma le prospettive di un tale cambiamento si facevano sempre più oscure. L’ambasciatore spagnuolo in Roma, cardinale Acquaviva, manteneva un contegno che doveva condurre non ad un compromesso, ma ad una nuova rottura. Mentre egli con minacce esigeva l’arcivescovado di Siviglia per Alberoni, nel febbraio 1718 presentò un memoriale che doveva esasperare il Papa, perchè si cercavano di giustificare tutte le intromissioni di Filippo V sul terreno ecclesiastico, * e 1 Cfr. la * lettera di Paolucci ad Aldrovandl del 28 dicembre 1717, nella quale è detto: « I-a pronta spedizione fatta al sig. card. Alberoni del vescovato di Malaga ha accresciuti li sospetti, dicendosi che si fanno grazie a dii meriterebbe gastighi. Molto piti saranno accresciuti tali sospetti dalla traslazione, clic si farii dell’istesso card. Alberoni all’arcivescovato di Siviglia. quando verni il processo formato a dovere per la detta traslazione. Non si lascia di temere anche l'invasione delle truppe alemanne nel Ferrarese, secondo moltissimi rincontri, che se ne hanno. Ecco il frutto del-l’aggiustaniento di Spagna, della promozione del card. Alberoni e della mancanza di cotesta corte. Con tutte queste amarezze, che proviamo, ed altre, che ne temiamo, non vediamo ancora compito l'aggiustamento con cotesta corte: mentre non habbiamo ancora la ratifica del Concordato, che doveva farsi dal He coll’inserzione di queU’istesso Concordato, ch'è incluso nel Breve di ratifica di IS. S. Non habbiamo documento alcuno dell'assoluzione presa da S. M. e da’ suoi ministri. Non sappiamo, se e come sia stata fatta la transazione sopra i frutti delle vacanti presi dal Re. In somma siamo maltrattati da tutte le parti. E poi ella vorrebbe, che nè pur ci dolessimo». — Rimproveri per non aver annunziato le intromissioni del governo spagnuolo sono contenuti nelle ‘lettere di Paolucci a Aldrovandl del 23 novembre e 14 dicembre 1717, dell’ll e 1S gennaio 1718. Nella prima si legge: « È in sostanza ridotto il Papa a sapere solo dalle pubbliche gazzette o da particolari quelle notizie, che si strettamente riguardano il ministerio del Nunzio apost. ». Ivi. 2 Cfr. la * lettera di Paolucci ad Aldrovandi del 18 gennaio 1718, dove si legge : « Crescono a N. S. i travagli nell'udire, che prende sempre maggior vigore l’orrenda calunnia, che il A’icario di Cristo sia stato complice della funesta mancanza ». Ivi. 3 * Paolucci a Aldrovandi il 25 gennaio 1718, ivi. Cfr. Professione 175. * Cfr. * Paolucci ad Aldrovandi, in data 8 febbraio 1718; egli nota qui: « So bene, che, quantunque, sia ormai abituato X. S. in 18 anni di spinosissimo pontili-