PAOLO PAR UT A- XIII
cmclufa con il Turco : una copia della quale fcrittura , non mai flampata , tengo appretto di me, ed incomincia con le feguenti parole : Non è gran meravìglia , ec. principio confimile a quello di un altro efemplare , che è nella gran Biblioteca Cefarea di Vienna , riportato dal Lambecio nel fecondo libro (a) de i Comentarj della medefima. Non fo dire , fe fia co-fa affatto diverfa dalla fuddetta il Difcorfo /opra la pace fatta da i Sigg. Ve-netìanì co'Turchi , che fotto il nome di PAOLO PARUTA Ila mano-fcritto appretto 1’ ampliifimo noflro Senatore Giandomenico Tiepolo -, ma certamente ha un principio tutto differente dall' altro , incominciando in quella maniera : Piò volte pregato da voi , ec.
   XVI.	Ferma cofa è , che dalle ragioni della Repubblica ne reflò perfua-fo lo fletto Pontefice , capo della lega , nè leppero che dirne in contrario gli fteffi Principi confederati : e acciocché ogni altro di mente più dura e oilinata ne rimanette convinto, fu allora che determinò il PARUTA di fcrivere i tre libri dell’ Ifloria della guerra di Cipro , che , come ognuno può vedere , fono un pezzo fiaccato dagli altri dodici libri della Storia Veneziana di lui , a r quali non pofe mano , fe non dopo la fua elezione d’Iflorico della Repubblica . In confermazione di che produrrò in quello luogo le precife parole di Iacopo-Auguilo Tuano ( b) , graviifimo fcritto-re , il quale atteila , che il PARUTA con la fua Ifloria della guerra di Cipro meritò , ut ipft patriae kifloriae fcribendae cura a Republica deman dar etur. Ed appunto può effere , che egli fotte ancora eccitato a dare ne i fuddetti tre libri un fingolar faggio e teilimonio del molto che valeva in quel genere di componimento , dall’ ardente defiderio di cui l’animo fuo era da qualche tempo grandemente infiammato, di effere dall’Eccelfo Configlio di Dieci al grave carico eletto di fcriver le cofe della fua patria: del qual fuo oneito defiderio fa egli aperta confcfiione nel Soliloquio fopraccitato con le feguenti parole : „ Mi poii appreffo , entrato già nella virile età , per-„ che coli comandato mi fu , da chi io havevo ad ubbidire , <Sc io fletto „ ancora l’haveva MOLTO DESIDERATO , a fcrivere 1’ hiitoria della „ mia patria , opera buona , opera degna. „
   XVII.	Precedette ancora , ma folo di pochi mefi , alla fuddetta elezione d’ Jfloriografo pubblico il compimento e la flampa della Perfezione della vita politica, follecitata forfè a tale oggetto da lui, che quantunque fotte già in grido di eloquente fcrittore , farebbefi però potuto dubitare da alcuno , che egli non effendo flato mai a parte del governo , anzi etten-dofi tenuto lontano affatto da qualunque magiflrato ed ufficio , potette effere nel punto della politica , parte cotanto ad uno florico necettaria , de-ilituto di cognizione e di fperienza ; e però difficilmente potette adempire 1’ ufficio di una perfetta iltorica narrazione . Con quell’ Opera adunque , nel fuo genere preflantiffima , egli fi fece incontro a tale difficoltà, e crebbe di modo la riputazione del fuo nome , che da quel tempo la patria determinò di non più lafciare in un ripofo , benché oneflo e lodevole , a fe però infruttuofo , un tanto fuo cittadino ; ma di metterlo in villa e di adoperarlo negl’ impieghi , che quanto più di decoro , tanto più dan di fatica. Da principio egli avea dato a quella fua Opera , diftin-ta in III. libri, il titolo di Dialoghi della vita civile \ e da alcune prime e __ c	im-
    fa ) pag. 954.
    (b J Hijìor. fui tewp. lib. CXXII. ad ann. 1599.
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