140 Clemente XI. 1700-1721. Capitolo V. punto d’onore di metter fine con la regia autorità al più giovane nemico dell’unità della fede. Qualora il Papa, così egli fece scrivere a Roma,1 volesse accordarsi con lui per risolvere le questioni nelle quali si trattava della purezza della fede, egli era disposto ad aiutare la Santa Sede con tutta la sua potenza, alla sola condizione che non si toccassero le antiche costumanze del regno. Clemente XI si dichiarò d’accordo2 e così alla fine d’agosto del 1703 le proposte reali per una nuova Bolla presero forma concreta. Si desiderava che venissero confermate le antiche decisioni papali e che venisse espressamente condannato « il rispettoso silenzio » che era la principale scappatoia dei giansenisti. Nella costituzione si doveva dire che essa veniva pubblicata per desiderio del re, ma si raccomandava di evitare l’espressione motu proprio e qualsiasi accenno a proibizione di libri e di usare del resto le formule più solenni.3 In sostanza Clemente XI mostrò di accedere a questi desideri ; ma ora a Parigi si pretese che il Papa mandasse colà l’abbozzo della Bolla affinchè vi si esaminasse se non ci fossero delle espressioni che potessero urtare la suscettibilità f rancese ;4 ma a tale inaudita pretesa Clemente XI non volle per lungo tempo accondiscendere; appena quando nel gennaio 1705 si rilevò il pericolo che l’assemblea del clero prendesse delle misure senza il Papa, il 31 marzo venne mandato a Parigi l’abbozzo della Bolla, il quale venne riveduto colà da Noailles, dal primo presidente Harlay e dal procuratore generale D’Aguesseau. Due punti dell’abbozzo sollevarono delle difficoltà: vi si parlava del dovere dei vescovi francesi di obbedire alla Santa Sede, e già questo era troppo per i gallicani ; inoltre la Bolla parlava soltanto delle preghiere dei vescovi francesi, ma non della domanda del re per una decisione pontificia. Ma Clemente XI non si lasciò indurre a modificare nessuno dei due punti, e alla fine il re cedette. Il Papa concesse soltanto che l’assemblea del clero potesse dire che le costituzioni di Innocenzo X e di Alessandro VII erano state da lei accettate.5 Così finalmente, dopo negoziati che durarono due anni, su preghiera anche del re di Spagna, si arrivò alla bolla « Vineam Domini » del 15 luglio 1705.8 In essa vengono anzitutto esposti i motivi che rendono necessario un nuovo intervento papale; esso 1 Al cnrdinal Porbin Janson il 7 maggio 1708, in Le Roy 166. a Allo stesso 11 18 giugno 1703, ivi 167. s A Forbin Janson con lettera del 20 agosto 1703, ivi 168. * Le Roy 175. » Ivi 177, 179 s. « Riprodotto in Fleury LXVII 245 ss. e nel Bull. XXI 233.