310 Clemente XI. 1700-1721. Capitolo VII. Tali contrasti dunque fra i missionari fungevano da forza prò-pulsiva nello sviluppo della questione dei riti, ed essi vennero ancora acuiti da gelosie nazionali. La Cina stava sotto il patronato della corona portoghese, i nuovi venuti erano spagnuoli delle Filippine; il fatto che nel 1580 la Spagna e il Portogallo erano stati riuniti sotto il medesimo scettro, aveva ancora più acuita la reciproca antipatia delle due nazioni. Clemente Vili pensò, nel 1600, di tener conto dei pregiudizi dei portoghesi, intanto in quanto permise la partenza di nuovi missionari verso l’Oriente, soltanto per la via di Lisbona e Goa. Paolo V però abolì questa limitazione per gli ordini mendicanti (1608) e Urbano Vili, nel 1633, per tutti i religiosi.1 La condotta degli ordini mendicanti non venne giudicata favorevolmente da tutti i neo-cristiani. Il gesuita Matos scrive che i suoi cristiani avrebbero proposto al viceré l’espulsione di Cocchi, se egli non lo avesse impedito.2 Antonio di Santa Maria quando arrivò a Nanchino venne temuto prigioniero dai cristiani per sei settimane e poi non senza la complicità del vice provinciale dei gesuiti, Diaz, rispedito a forza verso Fuchién,3 ciò che non impedì al nobile uomo di entrare negli anni posteriori in amichevoli rapporti coi gesuiti.4 I motivi per l’iniziale avversione ai frati mendicanti stavano nella rigidità delle loro esigenze verso i neocristiani e in certe sprezzanti espressioni verso i missionari più vecchi. Essi dichiaravano che Ricci e i gesuiti avevano ingannato i neo-cristiani quando avevano presentato come permessi certi usi cinesi e aggiungevano che essi stessi venivano inviati dalla Santa Sede per sradicare questi errori.5 I nuovi missionari avevano saputo delle usanze seguite dai cinesi nel culto dei morti solo per un caso e per la prima volta nell’anno 1634. Subito essi imposero ai cristiani d’abbandonare i Decreti del 12 dicembre 1600, 2 giugno 160S e 22 febbraio 1633. Buìl. X 631 ss.. XI 501 ss., XIV 320 ss. a Bikrmann 40. s Ivi 41. * Ofr. le sue lettere del 1053, 1054, e 1660 nrìVArchinim Franciscanm" hist. TY 497 ss. 5 * « Neophyti etiam graviter contra eos conquer! coeperunt, turn de nini)" eorum, ut ipsis quidem videbatur, rigore, turn de eo, quod minus honorific? quandoque de missionariis Societatis loqui auditi essent, dicendo : P. Riccium fuisse deceptorem. venisse in Chinnm. ut doceret idololatrias, et a reliQu^ Societatis missionariis decipi neophytos; se vero a Pontifice missos esse. 1,1 hos errores detegerent et idololatrias istas exstirparent____ Hinc non sani* solum, sed etiam moribnndis sacramenta negabant, eo quod, cum viverent, con-suetis ritibus progenitores suos coluissent. His et similibus dictis et facti>-quae in litteris circa annum 1636 ex China scriptis receusentur, maximum sibi omnium Sinarum odium conciliabant », Cast ni: r c. 2.