Pubblicazione della costituzione per la Cina. 353 bolla, era arrivato da Lisbona al governatore, al vescovo di Macao e ai superiori dei gesuiti un decreto reale di non pubblicare nuove disposizioni sulla questione dei riti fino a nuovo ordine; vero è che la Propaganda aveva esplicitamente prosciolto il vescovo di Pechino dall’obbligo di obbedienza al re, per quanto riguardava la questione rituale. Anche Ranghi, il quale si tratteneva allora nella Tartaria, non rimase indifferente di fronte alla nuova bolla. All’annuncio dell’arrivo di navi europee, egli mandò subito un delegato a Canton, il quale il 20 settembre interrogò ad uno ad uno tutti i missionari per sapere se fosse arrivato da Roma un decreto sui riti. Ora alcuni missionari avevano pubblicato sottomano il nuovo decreto papale. Ma di fronte al delegato imperiale nessuno di loro osò dire semplicemente la verità. I religiosi dissero che tali ordini arrivavano ai sacerdoti secolari e questi cercarono di trarsi d’impaccio con risposte evasive. La conseguenza fu che il 30 ottobre Kanghi emanò una circolare nella quale qualificava le dicerie di una proibizione rituale da parte del Papa come una maligna invenzione; tutti i missionari dovevamo sottoscrivere questo manifesto imperiale. Se i missionari avevano temuto gravi conseguenze dal decreto papale, l’eccitazione dei cristiani all’inizio della pubblicazione doveva dar loro ragione. In Canton si trovò al mattino del 25 settembre affisso alle chiese un manifesto nel quale l’autore dichiarava d’esser stato cristiano, ma d’aver riconosciuto la religione dell’occidente come falsa, perchè proibiva il culto per gli antenati; egli invitava perciò all’apostasia. Tuttavia, nonostante tutte le più nere previsioni, tutti i missionari si sottomisero, quando Cerù, il procuratore dei missionari di Propaganda al quale era stata trasmessa la costituzione papale, la comunicò loro benché non secondo tutte le forme, ma 111 via amichevole. Tutti fecero il giuramento richiesto e pregarono di essere assolti dalle eventuali censure, in cui fossero incorsi. A Pechino la notizia della nuova costituzione arrivò ai primi d ottobre. Il visitatore dei gesuiti, Chigliano Stumpf, scrisse ai suoi subordinati di voler accettare obbedientemente la decisione Papale, senza tener conto della protesta del re del Portogallo, e di prestare tutta quella sottomissione che venisse loro richiesta dai vescovi e dai vicari apostolici. Nello stesso tempo però, in una questione così importante in cui si trattava della salute di migliaia, nulla doveva venir precipitato. A tutti egli diede il permesso d’abbandonare la missione per sottrarsi alle prevedibili 11 rustie di coscienza, ma tutti però egli pregava di resistere conciando nella provvidenza. Frattanto non volessero esercitare il oro ufficio sacerdotale, fino che si mostrasse una via d’uscita. p*»tor, Storia del Papi, XV. 23