320 Clemente XI. 1700-1721. Capitolo Vii. affermano con giuramento innanzi al trono della divina maestà che Confucio viene venerato non come un dio, ma come maestro e precisamente per ringraziarlo dei suoi magnifici insegnamenti. Questo culto è scevro da qualsiasi traccia d’invocazione o di speranza di ottenere dai lui qualche cosa.1 Del pari essi assicurano con giuramento innanzi al trono della divina maestà che il culto degli antenati è introdotto affinché i posteri dimostrino loro amore e riconoscenza e tanto più se ne ricordino in quanto ad essi devono il beneficio dell’esistenza e dell’educazione. Ma da loro non si chiede, non si spera nulla. Sulle tavolette per gli antenati si scrivono i loro nomi affinchè i figli dopo la morte dei genitori tengano fìssa nella memoria la loro voce e i loro lineamenti. Mediante le tavole degli antenati vengono risvegliati in loro l’amore filiale e la riconoscenza, che altrimenti nel corso degli anni si spegnerebbero. Anche il significato dei riti funebri è lo stesso.2 Certo che vi sono lanche riti i quali sono macchiati di superstizione, poiché non tutti i cinesi osservano i veri riti dell’impero. Ma chi non onora Confucio, di lui si dice che ha apostatato dal maestro; chi non si serve delle tavolette degli antenati di quello si dice che in lui è estinta la memoria dei suoi antenati; tanto l’uno che l’altro vengono considerati come animali irragionevoli e passano per uomini senza obbedienza, onore, amore, educazione e ragione e quando vengono accusati di questo delitto, ne segue inesorabilmente condanna e pena : 3 alla fine segue la preghiera di permettere i nomi di Tien e Shangti. 1 Altre numerose testimonianze vengono aggiunte dalle provincie di Nanchino, Kiangsi Hukuang, Fukién, Kiangsi. In quanto ai contenuto, tutte queste testimonianze collimano con voi ad tribunalla subalterna ipsius loci, voi ad superiora proregis utriusque.. • et ad ipsum imperatore™, quonam. pacto posset s. lex bic nmplius consistere: ». Sommarium n. 1 E, p. 2. 1 « Ceterum in dictis rltilms nullum inesse petit ionis a ut expectationis vesti giura ». Ivi p. 3. 2 Ivi. s « Ut qui non veneratili’ Confucium, dicatur defecisse a magistro, qui non adbibet progenitorum tabellas, dicatur obliterasse progenitorum memoria!», et ideo uterque aeeensendus sit brutarum aniniantiuin numero ». Ivi P- * Ivi p. 4s. 6 Ivi al n. 2 : testimonianza del principe ereditario sul Ricci e le formalità notarili.