Trattative per la pace in lioina. 47 piano di Filippo V, remissione delle questioni in contrasto per Co-macchio, Parma e altri feudi imperiali ad una commissione cardinalizia con partecipazione di Prié e del senatore milanese Ca-roelli quali rappresentanti dell’imperatore, riconoscimento della precedenza dell’imperatore romano sul re di Francia. 1 Di queste la pretesa più grave di conseguenze - era quella del riconoscimento di Carlo III sullo stesso grado di Filippo V. Quando gli imperiali rilevavano il forte appoggio morale che il Papa aveva concesso ai Borboni col riconoscimento di Filippo V, da parte pontifìcia veniva risposto che l’atteggiamento del Papa era stato il solito e che al tempo del riconoscimento nell’anno 1701 nè Leopoldo I stesso nè il suo ambasciatore romano avevano contro ciò protestato, ma chiesto soltanto la non investitura di Filippo V 1 « Cimine sono stati li punti principali e generali ai quali ho ridotto le (limande di V. M.tà et a cui si ]k>iuio poi riferire tutte quelle che si potessero promovere in appresso per ordine della Mtà \>a. il primo è stato la riforma delle nuove leve, e ho proposto sul motivo di togliere le reciproche diffidenze e massimamente quelle che si sono date non solo a V. Mtà, ma a tutti 11 Collegati con un armamento si strepitoso e si puoco necessario doppo tutte le proteste, che V. M. haveva fatto fare dai suoi Generali, e poi da me si chiaramente et si positivamente al cardinale Casoni, nel congresso havuto a Fer-rara, sopra il che si condanna universalmente la condotta di questa corte, e si rendono giustificate le determinationi di V. 51. 2" Ho ricercato le giuste sodisfattioni dovute a V. M. non solo per gl'insulti, che sono stati fatti ultimamente nel Ferrarese, ma per tutti gl'aggravii, che sono portati dai capi di dogUanza compresi nelle mie instruttioni, che mi son riservato di proporre a suo tempo. 8”. Ho dimandato la ricognitione di S. MU Catto* con ugualiauza al Duca U'Angid, havendo stimato di portare tutti li giusti motivi, che favoriscono tal dimanda, e di contenermi in tal forma sino alle risposte del He Cattolico, oltre che si sarebbe sempre in tempo di restringere le suddite pretentioni. 4°. Che sua S»à deputi cardinali per entrare in congresso meco e col senatore Caroelli a fine d’esaminare amichevolmente le pendenze dei stati di l’arma e di Comacchio e de’ feudi imperiali, che sono massimamente nei contorni di Roma : '•he Sua Stà si degni commettere a' detti cardinali d’entrare in tal discussione coll’istesso spirito d’equità e di verità, che ci ha imposto la 31. V. per parte sua, si che S. S*à si contenti rendere l’istessa giustitia alle raggioni di V. SI. e deU’imperio, che la Mtà V» s’è dichiarata di voler rendere alle raggioni della Chiesa. Ho stimato di dover protestare, che questo sia un congresso e non un giudieio, mentre la Mtà V. non può riconoscere alcun giudice, nè prende altra legge che dalla sua grand'equità in queste materie spettanti al sacro Romano Imperio. Ho più stimato di non dover promettere di accennare pur anche in ultimo luogo, che sia in avvenire più rispettata la dignità di V. Mtà in Konm, non volendosi più soffrire il predominio, che s’è usurpato Iti Francia in questa corte ». Relazione di Prié del 20 novembre 1708, Archivio di Stato 'li Vienna. Ofr. Kuii'i' XIII 10.3; Landau 411. 2 « Il terzo punto più difficile e più importante >>, dice I’rié nella sua * Relazione del 30 novembre 170S, loc. cit.