332 il buon diritto della preponderanza marittima veneziana (1). Il governo ducale, non aspirò a un possesso territoriale, non impose alla terra uno stato di sudditanza, ma inflessibile reclamò, e ottenne, il riconoscimento del diritto di controllo marittimo (2), di cui erano abbozzati i primi lineamenti. Non preconcetto spirito offensivo, non amore di dominio, ma inderogabile tutela di elementari interessi collocati sopra il mare. Dalla politica di pace, secondo il rilievo del cronista (3), l’interprete di una tradizione guerriera si era dipartito per necessità, non per volontà. Chiusa la parentesi di molestia esterna, rasserenato l’orizzonte, ristabilito l’equilibrio, l’industre popolo continuava senza fastidio il laborioso esercizio, che lo guidava a mete forse neppur previste. Anche il governo di Pietro Candiano riprendeva il ritmo dei suoi immediati predecessori, affidato all’equilibrio tra i due imperi secondo le norme e le regole consuetudinarie (4). (1) Iohan. Diac., Chronicon cit., p. 133 : ipsorum castrum igne combua-sit, quosdctm illorum interficiens, reliquos utriusque sexus ad Veneciam duxit. (2) Iohan. Diac., Chronicon cit., p. 133 : ibique tam diu ipsos detinuit, dionee sue dicioni sacramentorum fide subderent et ut proprii sibi deinceps in omnibus obtemperarent. (3) Iohan. Diac., Chronicon cit., p. 132. (4) Veramente per tutto il periodo di governo di Pietro Candiano, e fino al tempo di Ottone I, non occorse nuova conferma dei tradizionali patti col regno. Le vicende della crisi italica degli anni anteriori al consolidamento del potere ottomano e 1’ instabilità politica del regno (Cfr. Dummler, Geschichte cit., voi. II ; Pivano, Stalo e chiesa in Italia da Berengario ad Arduino, Torino, 1910, p. 79 sgg.) spiegano a sufficenza la transitoria sosta. Scambio di rapporti fra imperatore e duca è attestato dalla lettera, se autentica, di Pietro duca e Marino patriarca di Grado al re Enrico I e a Ildiberto, arcivescovo di Magonza, sui conflitti fra Cristiani ed ebrei a Gerusalemme e a Costantinopoli e sopra la conversione di quest’ultimi (Dummler, Gesta Beren-garii imperatoris, Halle, 1871, p. 137 [cfr. ivi, 74-5]). L’epistola ha un valore eminentemente religioso, conforme più allo spirito e alla mentalità del patriarca. Da parte sua invece Pietro Candiano nei primi anni di governo si preoccupò di istituire contatti diretti con l’impero costantinopolitano e inviò agli imperatori Costantino e Romano il figlio suo, a quibus protospaiharius eflecius est (Johan. Diac., Chronicon cit., p. 133, cfr. il patto di Capodistria, 14 gennaio 932 : Petrus imperialis protospatarius et gloriosvs Veneticorum dux, in Fontes rer. austr., Acta et dipi., XII, 6, n. 10). La missione fu accolta a Costantinopoli benevolmente, e cum maximis donis ad Veneciam rediil.