257 ecclesiastici e la solita folla dei tribuni, di quei primati, che costituivano l’aristocrazia di sangue tra l’universo popolo, in nome del quale la suprema autorità civile parlava (1). Gli assenti non erano assenti per puro caso e per l’occasione ; erano assenti, perchè non esistevano. Forte è il contrasto tra l’ampiezza dell’attività esterna della vita veneziana e la modestia, tenacemente conservata, della struttura interna del ducato. Gli è che le esuberanti energie di lavoro, per soddisfare imprescindibili necessità, precedevano ed avanzavano l’opera di assetto politico interno, più lento a trasfondere i presupposti di sì rapido sviluppo in complessi ordinamenti. Il passaggio del governo a Rialto aveva avuto il compito immediato di pacificare gli animi, di reprimere le convulsioni, di frenare gli odi isolani, sotto l’incubo di una formidabile crisi, che aveva compromesso l’esistenza dello Stato. L’iniziativa, al pari di quelle analoghe precedenti, aveva tratto partito da occasioni fortuite. Sarebbe stata però insufficente ad assicurare la stabilità dell’equilibrio, se non avesse promosso nuova armonia tra isola e isola. La compagine lagunare era originariamente minata da tendenze decentratrici e i residui forse non erano del tutto distrutti. Nel centro era sempre mancata la capacità di esercitare sicuro controllo sopra tutta la vita, dominarla e dirigerla. Il problema, più che politico, era demografico. La sua sistemazione dipendeva dallo sviluppo urbanistico, non compiuto, o in misura inadeguata, durante il frequente e disordinato migrare da isola a isola. Gli sforzi delle esperienze passate avevano avuto esito negativo, quello cioè di distruggere od almeno diminuire la vitalità di isole sorelle a vantaggio di un’altra. Da essi non era stata suscitata virtù ricostruttrice. Gli emigrati non avevano seguito una medesima strada, non avevano trovato rifugio in un solo luogo. Il concentramento ricostruttore era mancato; erano sorti invece altri focolai di contrasti e di odi, che le nuove capitali erano state incapaci di soffocare. (1) Gloria, Coi. dipi, pad., I, 22 sgg. ; Documenti cit., I, 177 sg. Il duca Pietro sottoscrive : imperialis consolis, propria manu cum consensu populi Ve-necie proprio signum fecit ; il figlio Giovanni quale dux Veneciarum. La sotto-scrizione di un patriarca gradense Elia è indebitamente interpolata. 17