151 dei diritti quesiti, tra tutte le genti dello stato da Grado, a Caorle, a Equilo, a Cittanova, a Torcello, a Rialto, a Malamocco (1). Alla loro iniziativa, secondo una tradizione non in tutto fantastica, fu fatta risalire una ordinata rassegna dei diritti pertinenti al governo ducale nelTamniinistrazione insulare, con visibile tendenza a unificare la struttura dell’organismo statale, a rendere più robusta la funzione ducale, a sottoporre i singoli gruppi a più stretto controllo e a vincolarli con maggior efficacia all’autorità del potere centrale (2). Quanto del variopinto e complesso quadro tracciato dalla leggenda, sfruttando il nome dei due duchi, e fino a qual punto, rifletta la verità dell’opera, è difficile precisare. Altrettanto è difficile segnare, nel faragginoso racconto, i limiti del reale e del fantastico, riordinare lo sviluppo dei fatti con troppa facilità manomesso, sceverare le trasposizioni cronologiche, che anticipano magari di secoli strutture storiche e giuridiche assai posteriori. Prudenza consiglia a non prestar fede senza riserve a prospettive troppo lusinghiere. Se opera riformatrice, che non lasciò traccia nella cronaca, esistette, essa vuol essere rilevata con molta discretezza, senza illudersi di precisare il risultato in aspetti definiti. Essa si ricollega all’estremo tentativo del governo metamaucense per mantenere la preponderanza nell’ ambito del territorio ducale, assai scossa da spostamenti demografici più o meno repentini tra vecchi e nuovi centri, da Cittanova, da Equilo, dalla stessa Malamocco verso il gruppo delle isole reaitine (3). Il governo non aveva fatto sufficente esperienza di duttilità per armonizzare i bisogni interni ai rapporti esterni : non seppe interpretare lo spirito di nuove situazioni e sortire dalla politica di compromesso. Accettò prima quella suggerita dal patriarca Fortunato, poi quella dettata dal generale bizantino Nieeta. 9. — Con tenace, insistente e assidua opera il profugo patriarca dalla terra estrema di esilio, in quel di Mestre, aveva perseguito la resurrezione della fortuna sua personale e del programma, cui, fra le varie alternative della sorte, restava fedele anche dopo (1) Origo cit., p. 31, 32, 37, 57, 69, 166, 168. (2) Origo cit., p. 167 sg., 170, 172, 173. (3) Origo cit., p. 157 sgg., 169.