172 Gli imperatori Michele e Leone, successi sopra il trono d’ Oriente, prima che questo potesse essere effettuato, l’imperatore Ludovico in Francia nel 814, da parte loro l’accettarono e la rispettarono, solennemente confermandola in nome proprio. Con la pace franco-bizantina, riconosciuta la restaurazione imperiale d’Occidente da parte del governo costantinopolitano, era risolto anche il problema veneto-dalmatico sviluppando i principi abbozzati nel factum Ravennae. 3. — Come in questo, così nella pax Nicefori, a premessa delle clausole era posto il principio dello status quo territoriale, implicito nei singoli articoli (1). L’ annalista francese con certa disin- malità, e fu l’ultima in questa complicata vicenda diplomatica, l’invio di una missione franca composta del vescovo di Reggio, Norberto, e dal conte di Padova, Ricoino, in nome dell’imperatore Ludovico, all’imperatore Leone a Co-stantinoj>oli, ob renovandam secum amicitiam et praedictum pactum confirman-dum, come ottennero (Annates cit., p. 144, 163). Al Besta (La genesi cit., p. 612 sgg.) non garba sentir parlare di scambio di ratifiche, perchè terminologia troppo moderna. Sopprimiamo pure la parola, ma il risultato è il medesimo, la presenza cioè di una procedura diplomatica, forse più meticolosa di quella odierna. In ogni modo non si può sopprimere, come fa il Besta, passando senz’altro dal patto pipiniano a quello lotariano (ivi, p. 617), la pace carolingia, sia esso lo scriptum pacti niceforiano (Annate# cit., p. 136) o il decretum cum Orecis mncitum (Documenti cit., I, 109). Cfr. pure Einhardi, Vita Caroli, c. 16 : cum quibus tamen propter susccptum a se imperatoris nomen et ob hoc eis, quasi qui imperium eis eripere vellet, valde suspeclum, foedus firmissimum statuii, ut nulla inter partes cuiuslibet scandali remaneret occasio (= Pact. Loth., proem. : ut nulla malitia nec lesio inter partes perveniat, et si, quod absit etc.). Per il valore della Vita Caroli, cfr. Halphen, Einhard, historien de Charlemagne, in « Études critiques sur l’histoire de Charlemagne », Paris, 1921, p. 68 sgg. (1) Per analoghe considerazioni, e a maggior motivo che l’identità del pactum Ravennae, fu contestata quella della pace niceforiana e carolina, o al più ridotta a un ipotetico decretum cum Orecis sancitum per la protezione dei beni dei sudditi del ducato veneto nel regno. Dal Fanta al Besta la critica ha reso sempre meno possibile il ritrovamento delle tracce del patto carolino nel pactum Lotharii : eppure vi sono molte circostanze di forma e di fatto che non sono altrimenti giustificabili. Si vegga l'analisi da me compiuta sopra il testo del patto lotariano in Pacta Veneta cit., p. 145 sgg., corretta e completata ne II «Pactum Loth.» cit., p. 1114 sgg. e 1139 sgg., dopo le osservazioni del Besta (La genesi cit., p. 297 sg.). Credo però utile rilevare che in ogni caso il decretum non è cosa diversa dal pactum, sebbene tale figuri nelle conferme dei sue-