44^ DELL’ H ISTORIA 1527 fodero per avvenire, cercare in quanto fi può di dar lo-p . ro opportuno rimedio, ingannato della fua credenza, & falva in Ca- delle fue fperanze fondate più ne’ difordini de’ nemici , che nelle fue proprie forze, povero di configli, & pieno mah, p„. ¿i fpavento , dopò eflerfi per gran pezzo trattenuto nei fuo palagio, aipettando con animo lofpefo, & dubbiofo l’evento della battaglia , prefe finalmente per partito di falvarfi con molti Prelati nel cartello di Sant’Angelo. ctri'Joiirt Rcnzo > che era dato portato lungamente da uno ta ii popolo fleifo errore, tardi procurando di emendarlo , andava traici /*. C0rrenj0 per ia città, & chiamava il popolo, Sollecitando tutti all’ arme, 6c alla difefi di fe fteifi : ma il timore , per lo cafo improvifo, & atroce , haveva talmente occupati gli animi, che non erano quede voci udite , nè fi trovava nella turba del popolo , altro che confufione, fuga, e fpavento. Onde i nemici fattifi in breve tempo, & con poco contrado, patroni del borgo, & del Tranf-Mn in va- tevere , entrarono frà la porta Aurelia , & h Settimiana nella città , non difefa , nè da mura, che erano per la E^omart. vecchiezza quafi rovinate, nè da gente armata. Così una grandidima, & nobiliifima città in fpatio di poche hore,' ,a- & quafi fenza alcuna difefa cadè in poter d’atrociflìmi nemici, eflendofi bene fpeifo in queda deifa guerra confumato molto tempo , molta gente , & molte fatiche , per acquidarne anco i vililfimi, & piccioliflìmi caddii . Era-)Vano sformo nO Filippo Doria , & il Conte Guido , poiché videro Borbone avvicinarfi con l’eflercito a Roma, fenza afpet-ptr fot e or- tare altro ordine, partiti con le lor genti, quegli daCi-Tju*"" vhà Vecchia, ócquedi da Orvieto, per andare a foccor-rere il Pontefice ; ma havendogli Borbone prevenuti, & trovandofi loro ferrati i pafli per entrare nella città , fe ne ritornarono todo là, di donde s’erano levati . Ma il Duca d Urbino, feguendo i nemici, benche con più tarpar,-,do camino, per gli impedimenti del campo, (1 conduife Qminuiup!ì con ^ esercito a Viterbo, ove ritrovando il paefe da’ne-fa aviter- mici ruinato, ili per mancamento di vettovaglie codretto a fermar fi, non havendo nell’eifercito, più che diecifette mila