238 Clemente XIV. 1769-1774. Capitolo V. rappresentazione del serpente di bronzo di Mosè nel deserto.* Ma perfino questa gioia doveva essere amareggiata all’infelice Pontefice. Appena partite le truppe francesi, il nuovo vice-presidente della contea, l’arcivescovo di Avignone, Francesco Maria de’ Manzi, abolì tutti gli uffici istituiti durante l’occupazione e ristabilì l’amministrazione così come era stata fino all’ll giugno 1768. Il d’Aiguillon non tollerò questo atto e chiese che le ordinanze del de’ Manzi fossero ritirate ed egli stesso deposto dalla carica di vicepresidente. Invano il Bernis suggerì che potesse essere sufficiente l’esecuzione della prima richiesta: il d’Aiguillon non si lasciò rimuovere dalle sue esigenze, e con minacce costrinse Clemente XIV a cedere su tutta la linea. Non solo il Papa dovette consentire alla destituzione del de’ Manzi, ma anche a che il nunzio di Parigi, Doria, rimettesse in Avignone ogni cosa nello stato in cui si trovava prima della restituzione.2 II regolamento definitivo della questione si trascinò fin oltre la morte di Luigi XV, avvenuta il 10 maggio 1774.3 Essa aveva procurato a Clemente XIV tante ore difficili, che fin dal febbraio 1774 si cominciò a temere per la sua salute. In modo particolare lo affliggevano le voci e le congetture messe in giro a proposito della 1 Masson, loc. cit. Fin dal 28 aprile 1774 il Monino informava il Grimaldi che il Papa « muestra un reconocimiento bivisimo a los oficios del Rey que supone con razon ser la causa verdadera del buen efecto ». Archivio dell’Ambasciata di Spagna a Roma. 2 Masson 238 ss. Il Monino, nella sua * relazione al Grimaldi del 12 maggio 1774, attribuiva la colpa al de’ Manzi (ibid.). Il Grimaldi * rispondeva il 31 maggio 1774 approvando la sconfessione del de’ Manzi, ma si domandava perchè il Papa non lo avesse « prevenido claramente » (ibid.). Il Tiepolo * scriveva il 28.maggio 1774 che l’arcivescovo di Avignone non era stato messo a conoscenza degli articoli segreti (Archivio di Stato di Venezia). Il Doria condusse con sè ad Avignone il suo uditore; si ha perciò una grande lacuna, giungente fino al 17 agosto 1774, nelle * relazioni di nunziatura; vedi Nunziat. di Francia 461, Archivio segreto pontificio. 3 II Tiepolo * riferisce il 2 luglio 1774 intorno alle preoccupazioni del Papa per Avignone. Il 9 luglio * dà notizia che ad Avignone la situazione era difficile a causa del nunzio Doria, il quale non poteva lasciare la nunziatura senza suscitare il malcontento della famiglia reale e del re di Spagna. Il 6 agosto * parla della situazione estremamente imbrogliata di Avignone (Archivio di Stato di Venezia). La questione fu regolata soltanto dal successore del d’Aiguillon, Vergennes, nell’agosto 1774; vedi Masson 239. Clemente XIV, il quale aveva scritto per condoglianza a Luigi XVI e a Maria Antonietta il 1° giugno 1774 (Thkinek, Epist. 309 ss.), partecipò la morte di Luigi XV in un concistoro tenuto il 6 giugno (l’allocuzione relativa in Theiner, loc. cit. 315 s.; cfr. * Tiepolo al doge, 11 giugno 1774, A r -chivio di Stato di Venezia) e alle esequie celebrate al Quirinale fece recitare un’orazione funebre da Lelio Falconieri (vedi Tiepolo al doge, 9 luglio 1774, ibid.). Le esequie apprestate con gran pompa dal Bernis ebbero luogo a S. Luigi dei Francesi il 28 luglio, Masson 269 s.