296 Clemente XIV. 1769-1774. Capitolo VI. posizione,1 il migliore dei quali era l’azione del rappresentante della Polonia a Roma, l’Antici, i cui rapporti sulla situazione polacca erano spesso in contraddizione con quelli della nunziatura. Finalmente l’Antici riuscì ad ottenere il richiamo del Durini, al quale successe il Garampi, che aveva già dato prova in Germania del proprio talento diplomatico. Il Durini fu dolorosamente colpito quando la notizia, trasmessa dall’Antici, fu conosciuta in Polonia prima che egli stesso ne sapesse nulla.2 Il 30 maggio si dolse formalmente presso la Curia che il nunzio fosse sempre l’ultimo a conoscere le decisioni della propria corte.3 I circoli governativi di Varsavia si aspettavano di trovare nel Garampi un partigiano della loro tendenza, e diedero libero sfogo alla loro soddisfazione per il mutamento. Tanto maggiore fu la cortesia colla quale il Durini fu congedato e ricevette i necessari passaporti.4 Tuttavia la partenza del Durini non ebbe luogo subito. Benché il Garampi avesse lasciato Roma in maggio, non giunse nel suo nuovo campo di azione che a principio di settembre, essendo stato incaricato, durante una prolungata fermata a Vienna, di aprirsi col governo imperiale intorno alle questioni che toccavano da vicino il destino della Polonia, soprattutto intorno al progetto, che era diventato il punto centrale della politica dei vicini del regno dei Piasti, di una diminuzione del territorio polacco in favore della Russia, della Prussia e dell’Austria. Gl’inizi di questa così detta prima spartizione della Polonia risalgono agli sforzi della politica di Berlino di gettare sulla Vistola inferiore un ponte di passaggio ai possedimenti della Prussia orientale attraverso il corridoio polacco.5 Per l’esecuzione di questo piano Federico II incontrò gravi difficoltà alla corte degli zar, dove, soprattutto per influenza del Panin, non si pensava tanto all’acquisto di singoli territori polacchi, quanto alla graduale riduzione della Polonia nell’assoluta dipendenza dell’impero russo. Caterina diede dapprima quasi celiando il suo consenso al piano di Berlino conversando col principe Enrico di Prussia l’8 gennaio 1771, poi definitivamente il Io giugno seguente.6 1 Relazione Durini del 19 gennaio 1771, ibid. 386. 2 Lo stesso, 28 settembre 1771, ibid. 406 s. 3 « Durini magni ibidem cultique ingenii, sed fervidioris naturae viro, qui apud regem nescio quibus de causis offenderat »: così il Cord ara nei suoi Commentarti motiva il suo richiamo (Ciampi I 114). L’Antici ne aveva già altra volta diffuso la voce. Cfr. la relazione del Durini del 16 marzo 1771, ibid. 387. 4 Relazione Durini del 7 settembre 1772, ibid. 449. 5 Sui precedenti della spartizione cfr. Ad. Beer II 37 ss.; Arneth, Maria Theresia Vili 293 ss.; Janssen 122 ss.; Forst-Battaglia 168 ss.; Ssolo w-joff 131 ss.; Koser II 463 ss. 6 Janssen 134-141; Forst-Battaglia 172 s. L’importanza del viaggio a Pietroburgo del principe Enrico e la prudenza di Federico II rispetto allo