400 Clemente XIV. 1769-1774. Capitolo IX. stufe nella sua stanza, sì che questa poteva esser paragonata a un bagno di Ischia. Nulla giovò.1 Non è da stupire che l’infermo diventasse di pessimo umore. Non dava retta ai consigli del suo medico Adinolfi, non voleva sapere di far chiamare a consulto altri medici. Le sole udienze che concedesse di tanto in tanto erano quelle al Cardinal Negroni, al tesoriere, e una volta a monsignor Macedonio. Tutti gli altri dovevano presentare le loro occorrenze per mezzo del Buontempi, che era più influente che mai. Invece il Macedonio, per via di un servo infedele, si trovava in pericolo di disgrazia. A un altro antico uomo di fiducia di Clemente, il fratello laico Ronca, fu ora vietato l’accesso al palazzo pontificio, perchè aveva sparlato del Buontempi e del Bischi. Per lo stesso motivo caddero in disgrazia Carlo Giorni e l’abate Buonanno, i quali fino allora avevano parte nei trattenimenti privati.2 Quando Clemente non ha sudato, così racconta il Centomani il 16 agosto, o quando ogni cosa non va a seconda dei suoi desideri, incollerisce oltre ogni misura.3 Il contegno del Papa, così scriveva Francesco Sanseverino vescovo di Alife, era tale da renderlo insoffribile a chi gli stava intorno; forse vi contribuivano sofferenze morali.4 Non è dubbio che la profonda depressione spirituale e psichica di Clemente XIV avesse relazione coi rimproveri che egli faceva a se stesso per la soppressione dei gesuiti. Una testimonianza classica di ciò è data dal Cordara, di solito bene informato, le cui dichiarazioni sono di tanto più importanti, in quanto egli fa tutto il possibile per giustificare tutte le azioni del Papa. « Spesso » scrive il Cordara, « l’estinta Compagnia di Gesù era presente al pensiero del Papa, e continua-mente gli tornavano alla mente i danni molteplici arrecati alla Chiesa dalla sua soppressione, il disonore che quell’infelice provve- 1 Oltre a Cordara (De suppressione 152) cfr. nell’Appendice no. Ile la lettera del Centomani no. 11 c (loo. cit.), e inoltre * Monino a Grimaldi. 18 agosto 1774, Archivio di Simancas, Estado 4986. 2 * Lettera del Centomani del 9 agosto 1774 (loc. cit.), nell’Appendice no. Ile. 3 Vedi nell'Appendice no. 11 d la * lettera del Centomani del 16 agosto 1774, loc. cit. Cfr. anche * Tiepolo al doge, 13 agosto 1774, Archi vio di Stato di Venezia, Ambasciatore Roma 291. Il Tanucci, nella sua * lettera del 20 agosto 1774 al Centomani, dalle frequenti «irritazioni » del Papa induce esservi in lui una « fìsica alterazione ». Archivio di Simancas, Estado 6023. 4 « Era solito nella primavera, e gli andava crescendo nell’età, di patire come un erpete per la vita. Codeste sfogazioni non sono cominciate a comparire che in questi ultimi giorni, sicché è stato ed è tuttavia in molta agitazione, stranisce volentieri e si rende insoffribile a tutti coloro che lo servono. Oltre questa cagione fìsica del male possono esservene delle morali». F. Sanseverino a Tanucci, Roma, 23 agosto 1774. Archivio di Stato di Napoli, Esteri-Roma 392/1137.