Conferenza di Coblenza del 1769. 317 fine essere abolite le esenzioni, e il clero regolare, l’amministrazione, la riforma e la soppressione dei conventi avrebbero dovuto esser sottoposti al vescovo locale. Questi accordi di Coblenza furono approvati dai tre elettori, i quali con una Nota identica del Io febbraio 1770 trasmisero le loro richieste al governo imperiale per essere presentate al Papa.1 A Vienna, dove specialmente lo spirito devoto dell’imperatrice era riluttante a tali pretese,2 la pratica rimase giacente fino all’autunno. Poi vi si rispose, sfrondando alquanto il denso programma dei tre arcivescovi e stralciandone tutti i punti che erano di competenza della dieta imperiale o la trattazione dei quali non sembrava urgente. Per il rimanente, che meritava discussione, si chiedeva ulteriore materiale. Senonchè dipese anche dall’elettore di Treviri se le cose non presero il corso desiderato. Soltanto in seguito alle insistenze del Hontheim e dopo lunga esitazione, Clemente Venceslao sottoscrisse una risposta, che Magonza e Colonia avevano proposta, ma che egli finì col non spedire. Respinse poi l’ulteriore proposta fattagli d’inviare a Vienna un suo personale plenipotenziario, affermando di essere esattamente informato da Vienna « che pareva che il momento favorevole non si fosse ancora presentato colà ». Infine si spedì il verbale di Coblenza anche al governo francese, nella quale occasione il cardinale Rohan, di cui si era richiesto l’intermediario, espresse il proprio malcontento per il contenuto del documento, del che il Papa lo elogiò.3 Per tal modo questi accordi degli elettori ecclesiastici non ebbero conseguenze immediate; tuttavia essi meritano attenzione, perchè la maggior parte di essi rispuntano a un decennio di distanza nel programma di riforma giuseppino. Il fallimento di questo tentativo non distolse peraltro l’arcivescovo di Colonia, Emmerico Giuseppe von Breidenbach, di tendenze febroniane, dal continuare a lavorare per la riuscita delle sue aspirazioni.4 Già l’anno seguente il Segretario di stato si doleva che a Colonia si tentasse di ostacolare colla forza gli appelli non graditi,5 e che l’elettore cercasse, nonostante gli sforzi in contrario del nunzio Visconti,6 di guadagnar nuovo favore alle 1 Mejer 81 s. Secondo il Krufft (ibid. 271), il vescovo di Wurzburg, che era stato anch’egli invitato a Coblenza, mandò subito dopo anche le proprie. 2 Theiner, Oesch. I 413 8. 3 Theiner, Epist. 106. 4 Sull’influsso episcopalistico dell’arcivescovo di Magonza su quello di Treviri vedi Schnutgen, loc. cit. 752; cfr. ibid. 744. 5 * Cifra al nunzio di Parigi Giraud, 24 luglio 1771: « ed ora con minaccio, ora con forza, hanno trattenuto gli appellanti a desistere da ogni ulteriore ricorso». Nunziat. di Francia 461 f. 137, Archivio segreto pontificio. 6 Theiner, Oesch. II 3.