‘254 Clemente XIV. 1769-1774. Capitolo V. egli intendeva rimettere alla Provvidenza divina, ma per rendere l’onore all’oppressa Compagnia. Il Eicci diede di buon grado ed esaurientemente tutte le informazioni chiestegli. Alla domanda, se nella soppressione egli avesse ravvisato anche la fine della propria autorità, rispose energicamente di sì. All’altra domanda, quale autorità egli avesse creduto di possedere qualora il Papa avesse disposto in modo diverso, rispose: « Quella sola autorità che il Papa mi avesse lasciata in un tal caso ». Tuttavia fece osservare a questo proposito che siffatte domande non erano pertinenti al processo, e che si doveva limitarsi all’indagine intorno ai suoi atti, il che fu ammesso dal giudice istruttore. li elle domande intorno agli atti del Eicci ebbe parte importante fin dall’inizio l’imputazione di avere nascosto o fatto riparare all’estero danaro o averi dell’Ordine, al quale proposito l’Andreotti fece dapprima la cifra di 50 milioni, poi di 25. La risposta del Eicci fu: « Non ho nascosto nè danaro nè averi, nè alcuno ha mai fatto ciò a mia saputa e col mio consenso. Quando, poco tempo addietro, taluno mi fece la proposta di nascondere certe cose, io disapprovai ciò ed insistetti nello sconsigliarlo. È vero che recentemente è stata mandata a Genova una somma di danaro per una missione oltre mare; l’importo di essa è registrato nei libri del procuratore generale. Il danaro fu inoltrato a Genova non già per essere custodito colà, bensì per essere inviato alle missioni. Nè io nè altri a mia saputa ha mai spedito checchessia all’estero per essere custodito o depositato in una banca. La voce dei milioni da noi posseduti e da noi nascosti o investiti è una pura menzogna, una chiacchiera senza fondamento, che i nostri nemici hanno senza dubbio propalata con gran piacere e che è stata al più dedotta dalla bellezza, ricchezza e ordine delle nostre chiese. La ricchezza che si sospetta in noi è sogno, follia, un vero delirio. Mi sono sempre meravigliato che uomini di considerazione e di criterio abbiano potuto prestar fede a simili fole. Avrebbero dovuto esser persuasi della falsità di simili voci dopo che a Eoma e fuori sono state fatte inutilmente tante minuziose indagini straordinarie per vedere di scoprire alla fine quei sognati tesori ».x Essendosi risaputo alla fine del 1773 che gl’interrogatorii a Castel Sant’Angelo erano pressoché terminati, si aspettava impazientemente che fosse pronunciata la sentenza. Senonchè questa non venne, poiché dagl’interrogatorii non era risultata nessuna colpa.2 II Eicci rivolse allora all’Andreotti la preghiera di comunicargli il motivo del suo incarceramento. Avendogli costui rispo- 1 Quest'ampia risposta del Ricci alla domanda n. 19 del suo interrogatorio si trova in Muer, loc. cit. 268 s. Cfr. Carayon XVII 114 ss. 2 Ciò non fu reso noto che molto tardi. L Albani ne * informa il Colloredo il 4 maggio 1775, Archivio di Stato di Vienna.