191 nastiche, che prossime o remote, circondavano e proteggevano la sede ducale, S. Zaccaria, S. Servolo, S. Ilario (1). La grande basilica, interprete del sentimento nazionale, doveva sorgere più tardi nella giurisdizione e sotto la custodia del vescovo di Olivolo, per volontà del duca (2). Il patriarca gradense era lontano, e quando s’addatterà al suo destino, sarà accolto a Rialto con tutti gli onori competenti al suo grado, ma quale ospite, non come padrone (3). Olivolo era lì vicino, e il suo vescovo era il pioniere della nuova vita spirituale, il trasferimento a un ordino regolare è ricordato il primitivo stato nella sopravvivenza dell’antica denominazione, S. Oeorgii de palatio, che si incontra in documenti del sec. XI e XII. L’isola doveva essere una antica salina, come risulta dai ritrovamenti segnalati dal Furlanetto e dal Casoni. (1) Il monastero di S. Zaccaria fu certamente fondato da Giustiniano Particiaco (Iohan. Diac., Chronicon cit., p. 109 : sancti vero Zachariae et sancii Hyllarii monasteriorum extitit devotissimus fabricator. Cfr. il testamento del-1’ 829, Gloria, Cod. dipi, pad., I, 13 ; Documenti cit., I, 94 sg.). Si deve escludere che la fondazione sia stata fatta in esecuzione a un ordino dell’imperatore di Costantinopoli. Il relativo diploma è una tarda falsificazione (Cfr. Tafel u. Thomas, Urkunden zur älteren Handels ecc., in « Fontes rer. austr., Diplomata », XII, 2, n. 1 ; Documenti cit., I, 92). Forse la chiesa preesisteva all’istituzione del monastero, come la cappella di S. Ilario al trasferimento ed erezione del monastero di S. Servolo (Gloria, Cod. dipi, pad., I, 6 sg., 12 sgg. ; Documenti cit., I, 71 sgg., 23 sgg. Cfr. Iohan. Diac., Chronicon cit., p. 108) : sempre però di pertinenza della famiglia ducale. Della medesima origine erano anche le chiese di S. Lorenzo e di S. Severo (Documenti cit., I, 93 sgg.). (2) Testamento di Giustiniano : De corpus vero beati Marci Felicitati, uxor mei. volo ut hedificet basilicam ad suum honorem infra territorio sancti Zacharie - Quidquid exinde remanserit de lapidibus (di S. Ilario) et quidquid circa hanc peiram iacet et de casa Teophilato de Torcello hedificetur basilicha beati Marci evangelista, sicut supra imperavimus (Gloria, Cod. dipi, pad., I, 14 ; Documenti cit., I, 98). Non preesisteva però una cappella ducale, di cui è cenno nella leggenda narsetiana (Origo, p. 65) e, si dice, nella donazione di S. Ilario dell’819 (Documenti cit., I, 74: Dimittrio tribuno nostre cap elle pr imi -c er i u m notorio). La prima notizia si riferisce a un tempo posteriore, la seconda è postuma interpolazione : l’esemplare più corretto dà solo : Dim. trib. n o t a r i o nostro. La cappella fu eretta per ricoverare il corpo di S. Marco al suo arrivo (Iohan. Diac., Chronicon cit., p. 110 : in sui palatii angulo peragere fecii capdlam, ubi illum recmdiium possei reservari). Cfr. anche il catalogo olivolense, in Origo cit., p. 133. (3) Iohan. Diac., Chronicon cit., p. 122 : Petrus patriarca - Rivoaltum adveniens, apud Sancti Iuliani sui patrimonii ecclesiam ospitatus.