332 Clemente XIV. 1769-1774. Capitolo VII. dotta e le intenzioni dei gesuiti di Prussia. Secondo il rapporto del primate di Polonia, i gesuiti residenti nel suo territorio vestivano l’abito dell’Ordine e vivevano secondo la loro solita regola. Avendo conversato con molti padri, egli aveva constatato che il governo prussiano aveva sì l’intenzione di mantenere in piedi l’Ordine anche contro il volere di Roma, ma che tutti i gesuiti protestavano di non volersi sottrarre all’obbedienza dovuta al Capo della Chiesa. La sincerità con cui queste dichiarazioni venivano fatte rafforzavano nel primate la convinzione che i gesuiti erano quanto mai lontani dagli umori ribelli che venivano loro attribuiti.1 Il vescovo di Kulm Baier dichiarò che i pochi gesuiti della sua diocesi avrebbero già da un pezzo deposto l’abito se avessero saputo come poter campare la vita. Egli stesso non poteva soccorrerli; dal governo non avrebbero ricevuto alcun assegno nel caso che avessero agito di propria iniziativa, e inoltre era da temersi che un passo di tal genere avrebbe avuto conseguenze dannose per il resto del clero. Gravi preoccupazioni gli davano quei gesuiti sprovvisti di pensione, che dalla Polonia, dove il Breve era già stato pubblicato, affluivano nella sua diocesi per vivervi, in mancanza di posti remunerati, nella precaria condizione di mendicanti.2 Neppure i gesuiti di Slesia erano disposti a jtrohmgare la loro vita di regolari, mettendosi in ribellione contro la Santa Sede, per quanto sperassero di ottenerne il permesso dal Papa coll’interme-diario del loro sovrano. Verso metà dicembre del 1773 il provinciale Gleixner aveva fatto pregare il vescovo di Varmia, per mezzo del fratello di lui, di cercare di ottenere il consenso di Roma. Il Gleixner aveva ripetutamente dichiarato al ministro, a Breslavia, che l’approvazione della Santa Sede era condizione essenziale per il mantenimento dei gesuiti. La risposta era stata un’esortazione alla calma e alla pazienza: la ferita era troppo recente perchè ci si potesse aspettare senz’altro che la preghiera ATenisse esaudita, ma si potevano avere speranze per l’avvenire. Secondo informazioni accreditate il re stava trattando con Roma. « Questo è certo, che noi non siamo dei ribelli, ma siamo anzi pronti a obbedire non appena sia stato tolto il divieto del re e la volontà del Papa ci sia stata notificata dalle autorità ecclesiastiche ». Secondo la sua convinzione essi non erano obbligati a insistere per proprio conto che tali atti venissero compiuti, nè a rifiutare, con danno di molti cattolici, la grazia prontamente offerta dal re. Pertanto potevano essere interamente tranquilli nella loro coscienza e continuare 1 * Podoski a Garampi, 18 gennaio 1774, Nunziat. di Polonia 119, Archivio segreto pontificio. 2 * Bajer a Garampi, 18 febbraio 1774, ibid.