324 Clemente XIV. 1769-1774. Capitolo VII. cambiamento della sua attitudine era già compiuto quando l’abolizione dell’Ordine non era ancora punto certa. Libero pensatore dichiarato, il regale filosofo non aveva certamente alcuna ragione di esser prevenuto in favore di un Ordine la cui visione dell’universo era diametralmente opposta alla sua. Un intervento disinteressato, dovuto a puro spirito cavalleresco, non è certo da supporsi in un temperamento realisticamente politico quale il suo. Tanto maggiore valore ha dunque il fatto che egli, da uomo di spirito e di larghe vedute, si sia innalzato al disopra dei pregiudizi volgari, e da sovrano dotato del talento e dell’energia di un vero uomo di Stato dedito unicamente alPincremento della propria monarchia, non abbia trascurato l’occasione di vincolare i suoi sudditi cattolici a una devota riconoscenza verso di sè.1 Il suo contegno in confronto alle tendenze antigesuitiche dei Borboni rappresentava certamente una buona carta nel suo giuoco, ma sarebbe errato il voler vedere nella protezione da lui accordata ai gesuiti soltanto un mezzo per ottenere dalla Curia romana il riconoscimento del suo titolo regio. Questa preoccupazione l’hanno avuta più i suoi ministri che egli stesso.2 Il vero impulso lo diedero a Federico delle considerazioni di utilità immediata. Un anno prima che egli si rivolgesse a Roma in favore dei gesuiti, si era fatto preparare dall’abate degli agostiniani Felbiger, un rapporto particolareggiato sulle condizioni dell’istruzione in Slesia3. Nonostante il fosco quadro delle condizioni delle scuole dei gesuiti, tracciato dall’abate, questi concludeva il suo rapporto colla proposta di lasciare l’insegnamento in mano ai gesuiti stessi: la mancanza di un corpo insegnante idoneo, e ancor più quella di mezzi finanziari, esigevano ciò, giacché i padri facevano scuola gratis. Anche peggio si sarebbe trovata l’università di Breslavia, che era allora il solo istituto esistente in Prussia per la formazione dei teologi cattolici, qualora fossero venuti meno i gesuiti.4 Il suo spirito beffardo non mancava di rilevare talvolta, è vero, la promessa fatta nei trattati di pace di mantenere la religione cattolica nello statu quo,5 e di osservare che i suoi ignaziani di Slesia non avevano avuto parte nè nella congiura del Malagrida, nè nella bancarotta del Lavalette; inoltre il Ganganelli aveva tagliato loro le code, sicché non avrebbero mai più potuto, come le volpi di Sansone, appiccar fuoco alle messi dei Filistei....6 Ma il movente decisivo fu, per il sovrano 1 Stimmen aus Maria-Laach LXXVII 469 ss. 3 Koser II 552. 3 Relazione del Felbiger, 5 gennaio 1769, in Lehmann IV 447 ss., no. 331. * Koser II 551; Duhr, Gesch. IV 1, 410 s. 5 Federico II all’elettrice di Sassonia Maria Antonia, 8 settembre 1773 e 8 gennaio 1774, in Lehmann IV 530 s., no. 518, e 580, no. 558. 5 Federico II a Voltaire, 10 dicembre 1773, ibid. 575, no. 551.