34 Clemente XIV. 1769-1774. Capitolo I. viso che, prima dell’elezione definitiva, si dovesse cercare di ottenere dal candidato una promessa scritta, o per lo meno verbale innanzi a testimoni;1 su questo punto la Spagna era irriducibile, e re Carlo e il suo confessore vi insistevano incondizionatamente, non meno che il Portogallo, il quale soltanto a questa condizione cercava un riavvicinamento a Roma.2 Le stesse considerazioni furono esposte dall’Azpuru all’Orsini:3 egli avrebbe dovuto concertare coi cardinali francesi se e come la questione della soppressione fosse da portarsi in conclave, oppure se si potesse almeno ottenere dai tre o quattro cardinali più quotati l’assicurazione della soppressione. Ma, in seguito al consulto coi porporati francesi, si ebbe da parte loro il più tenace rifiuto delle proposte: la promessa formale della soppressione, fatta per ottenere la tiara, avrebbe costituito peccato di simonia. L’Orsini rispose all’Azpuru che non rimaneva altro da fare che elevare al pontificato un cardinale dal quale i principi avessero ragione di attendersi con sicurezza l’accoglimento della loro richiesta. Il conclave non aveva altra facoltà che di consultarsi intorno all’elezione. Il ripiego delle trattative coi singoli cardinali non sembrava più adatto: l’esito dell’elezione era del tutto incerto, e il Colonna come il Serbelloni avrebbero rinunziato alla tiara piuttosto che consentire a una simile promessa. Se poi la proposta delle corti fosse stata respinta, gli inviati si sarebbero coperti di onta. * L’Orsini scriveva al Bemis: « Io rimango fermo sul nostro accordo precedente. Ella è arcivescovo e io prete: non possiamo consentire a un’elezione simoniaca, e non dubito che il cardinale De Luynes, che anch’egli è arcivescovo, non sia del medesimo avviso ».5 L’Aubeterre tuttavia non si dava ancora per vinto. Per quanto riguardava i cardinali italiani, egli scriveva, nessuno di essi si sarebbe fatto scrupolo di dare la promessa richiesta.6 Egli non vi vedeva del resto nulla di men che lecito: si trattava della secolarizzazione di un Ordine la cui permanenza avrebbe indiscutibilmente perpetuato nella Chiesa scissioni e torbidi. Pregava pertanto il Bernis di aprirsi confidenzialmente col Ganganelli, uno dei più reputati teologi italiani che non aveva mai avuto fama di lassista: l’opinione di lui si sarebbe forse avvicinata notevolmente alla 1 A Bernis, 8 aprile, parzialmente in Caraton XVII 153. 2 Aubeterre a Bernis, 9 aprile, ibid. 3 * 9 aprile, Archivio dell’Ambasciata di Spagna a E o m a , Exped. « Conclave 1769 ». 4 * Orsini ad Azpuru, 10 aprile, ibid. Registro 108; Azpuru a Orsini, 20 aprile, ibid., Exped. « Conclave 1769 »; * Tanucci a Grimaldi, li e 18 aprile Archivio di Simancas, Estado 6102. 5 [10 aprile ?] Carayon XVII 173. 6 Ibid. 153 s.