330 Clemente XIV. 1769-1774. Capitolo VII. Gli argomenti del Garampi gli sembravano persuasivi; col Papa non aveva ancora parlato della faccenda, non essendo direttamente partecipe della questione dei gesuiti e sapendo inoltre che Clemente XIV era contrario a procedimenti bruschi. Forse il nunzio avrebbe potuto, coll’intermediario del principe vescovo di Varmia, indurre il re a desistere dall’opposizione. Qualunque fosse stata la via ch’egli avrebbe scelta, non doveva fare trasparire di agire per incarico della Curia romana.1 Mentre queste lettere erano ancora in viaggio, lo Strachwitz espose un’altra volta alla congregazione per la soppressione (« Sacra Congregatio deputata prò exequendo Brevi Suppressionis Societatis Jesu », com’era il suo titolo ufficiale) le difficoltà che si opponevano all’esecuzione del Breve. Da parte sua non faceva difetto il buon volere, ma gli avversari glielo impedivano. I gesuiti continuavano la loro attività ecclesiastica e pedagogica, sostenendo che il Breve non era stato ancora notificato loro ufficialmente. La maggior colpa di ciò l’aveva il Reinach, il quale era in grande favore presso il re. Molti laici continuavano ad andare a confessarsi dai gesuiti, altri tuttavia si erano ritratti da loro. 1 gesuiti poi lo avevano accusato presso il ministro di aver negato l’ordinazione ai loro studenti e di avere assegnato dei confessori straordinari ad alcuni monasteri femminili. Ingomma, si trovava tra l’incudine e il martello. Da una parte la coscienza gli impediva di agire in senso contrario al Breve, dall’altra doveva aspettarsi gravi colpi e rovine per la religione, se si fosse opposto agli ordini del sovrano. Sarebbe stato bene che a Roma si considerasse se non fosse consigliabile che il Papa, mettendo da parte l’etichetta, si rivolgesse direttamente al re perchè questi lasciasse libero corso al Breve. Da Praga si sarebbe potuto ordinare al provinciale di Glatz di non mettere altri ostacoli all’esecuzione; in caso che egli avesse persistito, la congregazione avrebbe potuto ammonirlo direttamente, comminandogli gravi pene, a sottomettersi finalmente al Breve insieme coi suoi confratelli.2 Il Macedonio, non risparmiando frecciate ai « figli della diffidenza » nè lodi allo zelo dell’amministratore apostolico, al quale il Papa in occasione più propizia avrebbe dimostrato la sua riconoscenza, rispose esortando a rimaner forti, a procedere temporeggiando (« cunctando »), a non conservare nessun gesuita e a te- 1 * « Ad ogni modo non ne ho io tenuto un discorso opportuno con N'" Sigre per i due seguenti motivi: uno il mio, non aver parte diretta nell’affare gesuitico; l’altro il sapere, che il Papa è assai alieno dal procedere in subiecta materia a quelle rimbombanti e positive dichiarazioni ch’Ella saviamente sconsiglia. In punto di uffici poi dirò, che se ne pratticano, compariranno sotto altro nome ». Pallavicini a Garampi, 4 dicembre 1773, Cifre, ibid. 44. 2 * Strachwitz a Macedonio, 5 dicembre 1773; trad. latina, Archivio di Simancag, Estado 5043.