Visita del Seminario Romano. 161 Di fronte a questa situazione è comprensibile il timore del Lavana di non essere all’altezza del suo arduo compito.1 Tuttavia egli non giunse a occupare il suo nuovo posto: la sua morte, avvenuta il 23 febbraio, significò un nuovo guadagno di tempo per il Papa. Già prima si erano avuti altri colpi inferti all’Ordine dei gesuiti, i quali erano diretti a dissipare la diffidenza che il Tanucci e il suo agente Centomani nutrivano da anni verso le intenzioni del Papa.2 Terminata nel gennaio 1772 la visita del Seminario 1 * Lavana a Grimaldi, 19 febbraio 1772, da Torino (« muchisimo miedo »), loc. cit., Estado 5103. 2 * Tanucci a Losada, 5 giugno 1770: «La condotta del Papa è quale io ho sempre aspettato. Verrà l’approvazione dell’espulsione dei Gesuiti fatta dai Borboni e l’impiego dei loro beni, perchè il farla è interesse di Roma. L’estinzione si differirà tanto che si muti tutto l’aspetto delle cose presenti; e forse finirà il Papato Regnante prima di sopirsi le difficoltà che nasceranno parte naturalmente, parte per industria». *7 agosto 1770: «Di Roma non parlo; mi dispiacerà che si verifichi quel che ho pensato fin da principio, cioè che il Papa confiderà nel tempo, e intanto pascerà di promesse ». * 8 gennaio 1771: «Di Roma da qualche settimana nulla. Son cessate anche le promesse benché vane, che si ripetevano tutte le settimane ». Loc. cit., Estado 6012, 6014. * Centomani a Tanucci, 11 gennaio 1771: « Si proibiscono i ministeri ai soli Gesuiti espulsi: non si proibisce la vestizione dei novizi. Quindi non si va all’estinzione . . . dopo 20 mesi di Pontificato. Il P. Zaccaria fa portare qua la sua biblioteca: quindi crede che la C'11 vivrà (Archivio di Stato di Napoli, Esteri—Roma 1218). * Tanucci a Grimaldi, 12 marzo 1771: «La scusa settimanale del Papa è che non può mandar via dal suo Stato li Gesuiti, come han potuto fare li Sovrani Borboni e il Portogallo, laonde ha bisogno di tempo. Questo suonerebbe tempo lungo, qual sarebbe quello della morte di tutti o della maggior parte de’ Gesuiti che stanno nel paese ecclesiastico, e involverebbe la vita dello stesso Papa, e neppur basterebbe, sapendosi ch’Ei permette ai Gesuiti il vestir novizi clandestinamente (loc. cit., Estado 6014). * Tanucci a Orsini, 22 giugno 1771: sempre la stessa politica della Curia romana, di tirar le cose in lungo, per profittare dell’avvenire; la prova di ciò è la Bolla 28 [18 ?] mesi sono; la Bolla de’ Gesuiti era distesa e mancava solo il tradurla dallo stil forense in Gregoriano, opera di poche ore: questo fu scritto a tutti li Borboni (Archivio dell’Ambasciata di Spagna a Roma). * Centomani a Tanucci, 28 giugno 1771: «Da 25 mesi aspettiamo la soppressione. Chi può vedere chiaro ? » (Archivio di Stato di Napoli, Esteri-Roma 1218). * Centomani a Tanucci, 6 agosto 1771, enumerando le misure del Papa contro i gesuiti e rilevando che non è stata mai proibita l’ammissione di novizi. Da ciò il Centomani conclude « che solo il timore può sforzare S. S. al passo definitivo » (ibid., Esteri—Roma 1219). * Tanucci a Orsini, 21 ottobre 1771: « Benché Spagna e Francia insistano e rinnovino anche le istanze, bisogna tolerar le dimore del Papa quanto si possa riguardo all’estinzione dei gesuiti, dei quali e ormai nauseante il discorso e poco decoroso »(Archivio di Siman-cas, Estado 6104). * Du Tillot ad Azara, febbraio 1771 (senza indicazione del giorno), sospettando il Bernis come terziario (gesuita) (Archivio di Stato di Parma). * B. Macedonio a Orsini, Lisbona 15 gennaio 1771, riconoscendo che « la soppressione è un passo un po’ duro alla S. Sede »(Archivio di Stato di Napoli, Esteri-Roma 3001/045), ma il 25 giù- Pastor, Storia dei Papi, XVI, 2. 11