Documenti inediti e comunicazioni di archivi. 429 4. Benedetto XIY al re Giovanni di Portogallo.1 Roma, 6 giugno 1744. È ritornato da Vienna il corriere spedito dal Commendatore Sam-pajo, che ci ha communicato la risposta dellai Regina d'Ungheria a V. Maestà. Ne siamo restati molto sorpresi, riconoscendo continuarsi nell’asprezza, e ripulsa di prima, non ostante l’interposizione di un Monarca seco congiunto di sangue e di tanta importanza nel mondo cattolico, non ostante che l’armiaita della detta Regina, che si porta alla conquista delle due Sicilie, sia qui assistita con tale puntualità, che il Principe di Lobkovitz, che la conduce, se ne chiama molto soddisfatto, non ostante che gl’incomodi che attualmente soffrono i Nostri sudditi vicini a Roma, -siano indicibili, non ostante che dopo aver questa armata preso il quartiere d’inverno tirato avanti sino a tutto Aprile nelle Legazioni di Bologna, Ferrara e Romagna, abbia avuto il coraggio di prendere da quei poveri paesi cento mila scudi il mese, non ostante che ora stando nella campagna Romana, vim per la maggior parte sui nostri generi, su il nostro contante senza speranza di riceverne un soldo, come 1’esperienz.a pur troppo ci ha fatto vedere, mentre essendo restato debitore l’Iiuperadore suo padre defunto di settecento mila scudi e più al povero Stato Pontificio per l'accantonamento che otto anni fa presero in esso le sue truppe, non si è iniino ad ora veduto un minimo soldo di rimborso, anchorchè il debito fosse da esso riconosciuto ed esso ancora promettesse di pagarlo. Ciò sia detto alla M. V. per uno sfogo della nostra disgrazia: e dopo ciò proseguendo il filo dell’affare che è sul tavoliere, essendo il Commendatore Sampajo ben pratico di tutto, non solo per essere ben informato di quanto passa, ma ancora per la piena confidenza che abbiamo nella sua persona, ci hai esso mostrato una copia del dispaccio che scrive a cotesto Segretario di Stato, in cui a capo per capo risponde ad ogni punto delle querele. Questo dispaccio è da Noi ben volentieri approvato, e preghiamo V. M. a prevalersi dei lumi in esso esposti, e Noi, trattandosi d’un affare di molta importanza, crediamo per una Nostra forse superflua delicatezza opportuno l’aggiungere per piena notizia del tutto a V. Mtà le seguenti circostanze. Circa la promozione di Mons. Meliini, il Card. Kollonitz, che ne trattò con Noi in Roma, quando viveva l’Imperadore, e che con poco buona fede hia, consegnate alla Regina le Nostre lettere scrittegli su tal proposito, rimproverato da Noi, risponde di non aver mai detto, nè poter dire, che gli abbiamo promesso cosa veruna, e che l’assertiva della promessa è una falsa illazione dei ministri della corte di Vienna, e non potendo Monsignor di Thunn negare, nè negando d’averci detto, che la Regina desiderava Cardinale Mons. Mellini per farlo suo ministro in Roma, quando vi fossero state per impossibile cento promesse, la predetta assertiva sarebbe stata bastante a distruggerle. 1 Cfr. XVI 1, p. 77 80.