Depressione d’animo del Papa. 401 dimento aveva fatto al suo nome, l’odio che esso aveva provocato. Egli si rendeva conto che la Sede Apostolica aveva perduto un baluardo e un sostegno, e l’orto di Cristo una schiera eletta di operai, pensava allo scandalo dei cattolici, al giubilo di trionfo degli eretici e al grande turbamento della cristianità del mondo intero. Questa cura lo tormentava giorno e notte a tal punto, che dalla, pena talvolta vaneggiava e sembrava esser fuori di sè. Cosi talvolta credeva di udire nella notte la campana di bronzo dei gesuiti,, benché nessuno la sonasse ».* Il Cordara non dice che Clemente si sia pentito del Breve di soppressione e che abbia dichiarato che esso gli fosse stato imposto. Nè una prova di ciò si ha nemmeno d’altra parte. Anzi il Papa tenne fermo nell’esecuzione delle misure che aveva prese, delle quali non poteva sfuggirgli il danno, ma che, anche se avesse voluto, non avrebbe più potuto abolire, poiché i Borboni non lo avrebbero mai consentito. I rappresentanti borbonici, ora che egli era divenuto il loro strumento e la loro vittima, lo mantenevano anzi saldamente nella via per cui si era messo, e gli andavano ispirando un tale spavento dei gesuiti, in favore dei quali stava in realtà gran parte del Collegio cardinalizio, che egli scorgeva come sola via di salvezza l’esecuzione integrale del Breve di soppressione. L’eccitazione e la malinconia del Papa andavano così continuando, e con esse la sua segregazione dal mondo esterno, la quale suscitava la massima impressione e dava adito alle dicerie più strambe. Soltanto il Tesoriere e i Segretari delle Congregazioni erano talvolta ammessi a causa di affari improrogabili, e lo Zelada poteva avere accesso in segreto coll’aiuto del Buontempi;2 sicché tutti gli affari rimanevano in sospeso.3 Alla fine lo stesso Monino che fino allora era stato molto ottimista, sentì il timore di perdere 1 Cordara, De suppressione 151 8. Sui disturbi psichici del Papa sul finire della vita cfr., come critica delle affermazioni del Theiuer, Hist.-pol-Blàtìer XXXII (1854) 752, n. 2. Del resto già nel 1772 il Vasquez teme « foggia » (vedi sopra p. 180). [Boero,] Osservazioni II2 73 parla anch’egli di « alienazione di mente » e seguita: « Aggiungerò solamente accennando di foga che molti cardinali temendo che l’alienazione del Papa procedesse troppo oltre, si adunarono insieme, e commisero al card. Pantuzzi l’incarico di stendere una scrittura e proporre ciò che si dovesse fare nel caso proposito: e quegli la fece e presentolla al cardinale Decano ». Sembra quasi sicuramente che il contenuto di questo passo sia tolto dalle Memorie del conte Marco Fantuzzi [nipote del cardinale] III: Della Compagnia di Gesù e sua abolizione. Originale in possesso della contessa M. Torricelli; copia nel- 1 Archivio della Civiltà Cattolica. 2 Vedi nell'Appendice no. 11 c la * lettera del Centomani del 9 agosto 1774, loc. cit. 3 * Tiepolo al doge, che afferma che il Papa si tranquillizzerà soltanto quando la nunziatura di Spagna sarà aperta « di fatto ». Loc. cit. Paston, storia dei Papi, XVI, 2. 26