418 Clemente XIV. 1769-1774. Capitolo IX. sua condotta. Le responsabilità lo schiacciarono; i dubbi tra i quali ebbe a dibattersi turbarono profondamente un organismo già esaurito dall’età e dalla disciplina monastica. Avvezzo alla vita del chiostro, all’esistenza ritirata e tranquilla, umile e povera dei francescani, si trovò portato d’improvviso su una scena, in cui credette che le sue astuzie di convento sarebbero bastate a conciliargli tutti i partiti e ad assicurargli l’unanimità dei suffragi. Ma le sue arti meschine fallirono dinanzi alla volontà incrollabile dei sovrani. Si trovò di fronte, da principio, dei diplomatici consumati, i quali, senza che egli se ne avvedesse, lo impegnarono a un punto tale che gli divenne impossibile spezzare le catene dorate di cui lo avevano cinto. Poi, quando pensava che alm'eno le sue promesse gli fossero valse a guadagnar tempo, arrivò il Mofrino, secco, severo, freddo, inflessibile, che riuscì a strappargli a viva forza la firma del Breve. Il Ganganelli si lusingava di aver almeno recuperato Avignone alla Santa Sede; ma quanto tempo gli occorse prima che la restituzione divenisse fatto compiuto ! Egli sente in tutta Roma, in quella Roma dei cardinali e dei principi che costituiva un mondo al quale egli, troppo umile come frate, troppo alto come Papa, era sempre rimasto estraneo, regnare un odio feroce contro di lui, il figlio del medico di campagna divenuto oppressore di Roma, dei veri Romani, a beneficio degli stranieri. Per lottare contro questa ostilità universale, che si manifesta nelle cappelle e nelle funzioni coll’assenza della maggior parte dei cardinali e dei prelati, egli è solo, tutto solo, solo col Buontempi pagato dalla Spagna, con frate Francesco pagato dal Portogallo, col Bischi venduto a tutto il mondo. È onesto, è pio, è modesto, probo, economo: virtù, da frate. Ma non sa dare, non sa circondarsi di persone fidate, nè farsi una Corte e conquistarsi servitori devoti. Ed è lui quegli che ha toccato l’Arca santa, la milizia fedele, quella Compagnia di Gesù che costituisce l’avanguardia dell’esercito cattolico: è stato lui a sopprimerla. Non conosce egli la loro potenza ? Come uomo, non deve averne paura ? come Papa, non deve rispettarli ? È colto dai rimorsi, è torturato dal terrore. E nessuno che lo rassicuri, nessuno, tranne degli uomini prezzolati o i ministri delle corone. E i suoi nemici, dilettandosi dei suoi terrori, spargono per la città mondaci profezie: quella morte ch’egli teme tanto è ogni giorno prevista, annunciata, promessa. Il popolo, ch’egli ama e dal quale vorrebbe essere amato, avendo fatto di tutto per esso e avendo creduto di essere il Papa del popolo, gli sfugge come tutto il resto e, fanatizzato e ingannato, non ha più applausi per lui. Da per tutto egli sospetta il veleno e da per tutto lo trova. Il suo organismo è esausto, la sua anima è profanata, il suo corpo è infermo: la preda è pronta per la morte a.1 1 Masson 297 ss.