208 Clemente XIV. 1769-1774. Capitolo IV. I gesuiti di Bologna, nella difficile situazione in cui si trovavano, non vollero agire senza il consiglio dei loro superiori. Jacopo Belgrado, rettore del Collegio di Santa Lucia, si rivolse dapprima al suo provinciale a Modena, il quale lo incoraggiò alla resistenza e chiese che fosse prodotta l’autorizzazione scritta del Malvezzi.1 II Belgrado ricevette anche col tramite del provinciale le istruzioni del generale Ricci, datate del 3 aprile. Secondo queste, il Belgrado avrebbe dovuto opporre resistenza qualora il Malvezzi avesse voluto togliere ai Padri il nome, l’abito e la dipendenza dal generale; se fosse stato rifiutato di conceder visione del Breve, il rettore avrebbe potuto far ricorso al Papa. Questi ordini furono integrati da quello, impartito il 7 aprile, di non concedere la dispensa dai voti e l’annullamento del noviziato.2 In un’istruzione ulteriore l’assistente del generale chiariva la volontà del padre Ricci nel senso che non solo si dovesse chiedere la produzione del Breve, ma anche esigere che il Malvezzi impartisse i suoi ordini per iscritto. Qualora fosse stata usata la forza, il Belgrado avrebbe dovuto elevare formale protesta.3 II Malvezzi fu straordinariamente infastidito dalla resistenza opposta dai gesuiti, come da quella dei senatori: delle preoccupazioni di questi ultimi per il mantenimento di un ordinamento scolastico organizzato egli si fece beffe;4 alle obbiezioni dei gesuiti zare il popolo a stare senza di loro ». Per ora non occorreva un nuovo Breve, « sembrandomi che se non altro le lettere di Lei che presso me ritengo abbastanza mi garantiscano ». In possesso dei gesuiti. 1 * Il provinciale Angelo Melchiori al Belgrado, Modena, 6 aprile 1773: per parte dei gesuiti non si poteva cambiare nulla a ciò che la Chiesa aveva stabilito due secoli prima, nè si poteva accedere a capricci privi di fondamento solido. In un proscritto della sera è detto che se Sua Eminenza avesse insistito dovevano richiedersi ordini scritti. Il duca di Modena era pronto ad accogliere nei suoi Stati tanti gesuiti quanti avrebbero potuto vivervi; ma come vivervi ? Ibid. 3 * Ricci a Belgrado, 3 aprile 1773: « Istruzione. 1. Se si voglia sopprimere il nome di Gesù, l’abito, la dipendenza dal generale: no, e ancora no. 2. Se si diano ordini, debba prodursi il breve, e se non lo si produca, ricorso al Papa» (ibid.). Il * 7 aprile 1773 il Ricci aggiunge: «Alla dispensa dai voti si risponda di no. Qui si produce sempre il breve. 2. Si sarebbe dovuto fare eguale resistenza quando fu disciolto il noviziato » (ibid.). * Lettera del Melchiori del 9 aprile 1773, con cui trasmise le istruzioni del generale, ibid. 3 * Melchiori a Belgrado, 16 aprile 1773, riferendo che il p. Gorgo chiarisce nel modo seguente la volontà del generale: 1. Il cardinale deve produrre il suo Breve. 2. Gli ordini debbono essere dati per iscritto. 3. Din-nanzi all’uso della forza deve elevarsi legale protesta. Il p. Rusca ha agito benissimo nel caso dei novizi e finora con successo. Ibid. 4 * Malvezzi a Macedonio, 17 aprile 1773, rilevando quanto siano ridicoli quei Senatori fìlogesuiti, i quali credono che i loro sforzi « possano se non altro ritardare le sovrane determinazioni ! » Essi vorrebbero « pur far credere, che il non lasciare le scuole a’ Gesuiti faccia mancanza nella Città ». Ibid.