L’ultima creazione cardinalizia di Pio IV (12 marzo 1565). 541 minandi fissata la sera avanti. Comparsi i cardinali, il papa dichiarò che considerava giunto il tempo di ricompensare coloro che durante il concilio o altrimenti avevano servito fedelmente la Santa Sede. Nel leggere la lista, che abbracciava 22 nomi, egli aggiunse ad ognuno il motivo per cui appariva degno della porpora. I cardinali, i più anziani in ispecie, erano poco contenti delle nuove promozioni, ma nessuno ardì dirlo pubblicamente. Alessandro e Ranuccio Farnese, s’erano accordati con Morone e Simonetta per intercedere a favore dell’egregio Gabriele Paleotto, sulla cui promozione conveniva anche Borromeo. Pio IV accolse nella lista il Paleotto: ne rimase invece escluso l’arcivescovo di Otranto perchè la sua piena giustificazione dinanzi l’inquisizione eragli riuscita sì poco come a Grimani. 1 Ad eccezione d’un solo, il francese Antoine de Créquy, tutti i 23 nuovi cardinali erano italiani di nascita: sei di Milano. Di questi, Carlo Visconti e Francesco Abbondio Castiglione avevano prestato importanti servigi durante il concilio, Alessandro Crivelli aveva coperto con tanta abilità la difficile nunziatura spagnuola, che Filippo II stesso ne raccomandò l’elevazione. Francesco Alciati e Francesco Grasso godevano gran fama come giuristi; quello era stato maestro di Carlo Borromeo e questo erasi distinto quale governatore di Bologna. Stavano inoltre in stretta relazione con Borromeo il segretario segreto Tolomeo Galli nativo di Como, l’egregio Guido Ferreri, vescovo di Vercelli, non che i due bolognesi Ugo Boncompagni e Gabriele Paleotto: essi erano uomini di carattere ed anche per la loro scienza costituivano un ornamento del Sacro Collegio. Lo stesso vale non meno pel calabrese Guglielmo Sirleto. Potrà recar meraviglia che ottenesse la porpora il napoletano Annibaie Bozzuto perchè un tempo era stato segretario di Carlo Carata. Lo stesso ufficio aveva coperto presso il cardinale Rebiba il genovese Benedetto Lomellini. Erano intervenuti per il fiorentino Angelo Niccolini Cosimo I, per Marcantonio Bobba il duca di Savoia, per Prospero Santa Croce Caterina de’ Medici, per l’ambizioso Delfino l’imperatore. Fra i nuovi cardinali apparteneva alla classe dei diplomatici anche Giovanni Francesco Commendone. Luigi Pisani, vescovo di Padova, veneziano al pari di Delfino e Commendone aveva dato buone prove al concilio: altrettanto l’arcivescovo di Taranto, Marcantonio Colonna. Un contrappeso all’elevazione di questo rampollo della celebre famiglia principesca romana costituì la nomina del giurisperito Flavio Orsini. Alessandro Sforza, conte di Santa Fiora, si era reso molto benemerito nell’amministrazione dell’annona. A tutti costoro s’aggiunse finalmente 1 Cfr. le * relazioni di Camillo Luzzara del 12 e 14 marzo 1565, Archivio Gonzaga in Mantova.