La richiesta del calice pei laici in Germania. 347 Che la Chiesa avrebbe ben fatto tornando a concedere universalmente l’uso del calice era l’opinione di parecchi, del resto rigorosamente cattolici, in vista del fervore del popolo per l’assunzione delle due specie. Nominatamente l’arcivescovo di Praga, Antonio Brus, era sulla base delle sue esperienze un zelante propugnatore del calice; nella grande peste del 1561, così raccontò egli a Trento nella sua qualità d’inviato imperiale, di cento moribondi appena uno aveva manifestato di desiderare la comunione sotto una sola specie: la gente avrebbe rinunziato insomma piuttosto al sacramento che al calice. 1 Ferdinando I aveva proibito (20 febbraio 1554) l’uso d’ambe le specie,2 ma l’insistenza degli Stati fu sì potente che nel 1556 ritirò il divieto 3 e sotto l’influenza dei suoi consiglieri si mise sempre più sulla via degli amici del calice. Trovò egli un potente alleato in Alberto Y duca di Baviera. Anche Alberto in principio aveva risolutamente respinto la richiesta del calice fatta dai suoi Stati, 4 ma la concessione dell’imperatore Ferdinando dell’anno 1556 determinò lui pure al 31 marzo di quell’anno a dichiarare che la comunione sotto ambe le specie fosse esente da pena. 5 Ognora più poi andò egli confermandosi nel pensiero che « per la conservazione delle nostre altre dottrine e cerimonie cattoliche » fosse necessario « fare un caritatevole esame e verificazione »; 6 però dalle due conferenze espiscopali sali-sburghesi del 1558 e 1562 non si condiscese alla sua preghiera che i vescovi almeno tollerassero l’amministrazione del calice ai laici. 7 Perciò come l’imperatore Ferdinando anche Alberto si rivolse al concilio di Trento, nel quale l’inviato bavarese Agostino Paumgartner il 27 giugno 1562 in un solenne discorso dichiarò necessaria la concessione delle due specie come alcuni addolcimenti della legge del celibato. 8 La sua proposta, per quanto riguarda il calice, trovò appoggio presso gli inviati imperiali, i quali dichiararono che concedendola forse potevasi guadagnare totalmente alla Chiesa la Boemia, mentre in Ungheria, Austria, Moravia, Slesia, Carniola, Carinzia, Stiria, Baviera, Svevia e molte altre regioni tedesche eravi ardente desiderio del calice. 9 Ove i padri del coucilio conoscessero 1 Wiedemann I, 235. Cose analoghe presso Knöpfler, Kekhbewegung 74. Per le idee dell’arcivescovo Brus cfr. il suo memoriale sulTordinazione di preti utraquisti in Boemia dell’anno 1563, edito da Steinherz in Mitteilungen des Vereins für Gesch. der Deutschen in Böhmen XLY (1907), 162-177. 2 Wiedemann I, 293. 3 Ibid. 298. 4 Knöpfler loc. cit. 6. 5 Knöpfler 21 s. Cfr. il nostro vol. VI, 536 s. Anche il duca di Cleve nel 1556 supplicò in Roma per il calice (ibid.). 6 Knöpfler 28. 7 Ibid. 32 s., 94. 8 Knöpfler 102. Le Plat V, 335-344. Cfr. Riezler IV, 512 s. 9 Dichiarazione degli inviati imperiali del 27 giugno 1562 nn. 9 e 17, presso Le Plat V, 347 s.