314 Pio IV. 1559-1565. Capitolo 7 b. essi da considerarsi più come amici onoratissimi dei principi che rappresentanti del governo ecclesiastico. 1 Mentre gli alti prelati consumano le entrate degli uffici ecclesiastici, l’esercizio dei doveri d’ufficio rimane abbandonato a mer-cenarii mal pagati ed indegni. Il clero secolare ridonda di tal gente come i conventi di monaci indegni, che forniscono all’eresia i suoi predicatori migliori. 2 Un segno serio della dominazione dello spirito non cristiano è l’esagerata venerazione del paganesimo antico. Si tessono elogi ad uomini che van detti mostri piuttosto che semplici delinquenti. S’ha anzi vergogna dei nomi di significato cristiano, che molti hanno mutato con quelli di grandezze profane. 3 Anche simili piccoli tratti fanno testimonianza di quanto i cuori si fossero alienati dalla religione, alienamento questo che rende difficile in alto grado il governo della Chiesa come la difesa dall’eresia. 4 Commendone chiude le sue considerazioni sugli abusi entro e fuori la Curia con riflessioni sul modo, col quale si possa ridare alla Chiesa il suo antico splendore e la sua antica purezza. È facile, osserva egli, parlare della necessità delle riforma, ma molto difficile indicare una via sulla quale poterla realizzare. Come si vuole 1 * Discorso p. 247a b . 2 Ibid. p. 247b . 3 * « E piacesse a Sua Divina Maestà che tale non fosse hormai la corrut-tione presente, che non si dovesse ragionevolmente temere che dentro quest’abisso ò poco lungi si trovino grandissimo numero di huomini; conciossia cosa che, come inanzi la pestilenza si sente la mala disposizione dell’aere e putrefattone dell’humori, cosi ancora si scopre una certa gentilità e nell’opinione e ne i costumi che dà verisimile inditio, considerando le tante memorie che si honorano et si fanno di coloro che furono più tosto mostri che huomini, scelerati, con molto maggior laude di essi e desiderio et ammiratione della lor gloria che di quella de’ martiri et de gli apostoli; et passa tanto avanti che alli figlioli che si battezzano fnolto più volentieri mettano i nomi gentili che li christiani; e vi sono alcuni di tanta vanità che, vergognandosi di quelli che hanno, li lasciano et, quasi sbattezzandosi, ne prendano de’ novi et di gentili alla qual pravità, non senza gran misterio del giudicio di Dio, si oppose, quando essa prima si scoperse, il pontefice di quei tempi Paolo II. Perciochè queste tali cose, benché possano parere molte minutie di poco momento, nondimeno sono come i segni, per li quali i medici prevedono pestilenza et i nocchieri la futura tempesta; anzi appresso de buoni et intendenti sono per aventura di maggior importanza che le dimostrationi più spesse delle cose più gravi, perchè, secondo quel savio, nelle cose più piccole, dove non si finge e non si mette studio di apparenza nè si teme di esser pnoito, facilmente si comprende et l’habito della virtù e la secreta inclinatione et dispositione che l’huomo dà verso i vitii; così dunque da queste minaccie si scuopre una estrema alienatione d’animi et una poca riverenza et poco amore verso la religione et verso questa Santa Sede, periche (sic) il grandissimo travaglio si supporta hoggidì nel reggere, volendo conservare l’authorità ecclesiastica et mantener la sana et pura dottrina christiana ». Discorso p. 249b . 4 Ibid. p. 250.