Ili In conclusione, l’ordine nuovo era conseguenza dello sgretolamento prima, del colasso poi, del governo esarcale. La fatale rovina di questo disponeva la provincia venefica a far da sè : il maturare degli eventi rafforzò la capacità di resistere a sgradite sorprese. Ma l’iniziativa non poteva partire e non partì dai territori della laguna, più disposti a subirla, quando squillò la voce degli eserciti italici ribelli contro la tirannia greca. Lo stesso governo bizantino fu autore della propria disgrazia in Italia. Prima che dalle armi longobarde, e dagli assalti vigorosi e audaci degli eserciti liutprandini, la vitalità del dominio greco fu paralizzata e distrutta da molteplici difetti interni, che senza tregua umiliavano le energie politiche indigene. Il governo costantinopolitano, lontano dai bisogni materiali e spirituali d’Italia e straniero alla mente della romanità occidentale, o era rimasto troppo assente fidando nella risolutezza, spesso personalmente egoistica, degli esarchi, o, intervenendo direttamente, si era ispirato a criteri disformi dalle esigenze della vita italiana. È il motivo primo del dissolvimento morale e politico del prestigio greco. Dolorosi episodi allontanarono l’anima italiana dalla devozione e distrussero le speranze dei sudditi, risvegliate dalla fiducia che l’imperatore d’Oriente interpretasse, continuasse e difendesse nella sua integrità la grande idea romana. La condotta degli esarchi, gretta e misoneista, la politica del governo costantinopolitano suonarono spesso offesa al sentimento occidentale, urtarono le più elementari suscettibilità, e inasprirono gli animi. Molteplici segni ammonitori indicavano il crescente fastidio dei popoli dominati. Piccole congiure e grandi gesti, anche se mal congegnati, di tratto in tratto rivelavano il disagio mal dissimulato della nazione, che non sapeva se disprezzare più i Greci o i Longobardi : e si svolgevano a luce meridiana, non mascherati da inutili pretesti, con finalità chiaramente espresse. Lo spirito occidentale e il sentimento italiano protestavano contro la tirannia costantinopolitana, pessima custode del pensiero romano. Questo grido angoscioso non fu inteso e non fu raccolto, se non per accrescere la brutalità della repressione nella vana lusinga di soffocarlo : e tuttavia, anche affievolito, avvertiva, più o meno timidamente, che negli animi il sentimento non si spegneva, anzi si rinfocolava e riardeva tra sinistri presagi. Non importa che cadano lungo