234 Pio IV. 1559-1565. Capitolo 5 b. per dove Morone partì in quel giorno. Essa fu preparata il 13 maggio e tosto recapitata al Morone. In questa occasione Delfino potè riferire come Seld avesse detto che l’imperatore non insisterebbe sui tre punti indicati.1 Morone trovò sufficienti le dichiarazioni dell’imperatore. La richiesta delle commissioni nazionali, ora fatta solo in forma di consiglio, parvegli non pericolosa, anzi vantaggiosa in quanto era idonea a favorire l’accettazione delle deliberazioni conciliari presso tutte le nazioni. Quietavalo avere l’imperatore espressa-mente dichiarato che gli oggetti da proporsi non dovevano che prepararsi da queste commissioni per essere poi presentati all’assemblea di tutti i padri e decisi dai medesimi a maggioranza di voti. Quanto al diritto di proposizione dei legati Morone vide con soddisfazione che Ferdinando non teneva più fermo alla sua pretesa. Considerò ragionevole e giustificata la riserva dell’imperatore che nel caso di rifiuto dei legati potessero fare proposte anche gli ambasciatori, e credeva perciò che anche al papa essa non potesse dispiacere. Della bolla sul conclave la risposta dell’imperatore diceva che per allora egli non voleva altro che essa venisse osservata in modo sicuro e preciso e che stabilendo rigidissime pene anche gli inviati civili del pari che gli elettori del conclave e l’intiero popolo romano venissero scoraggiti dal commettere usurpazioni : il meglio essere che tali misure fossero prescritte dal concilio. Quest’estensione della bolla del conclave a ragione non parve a-1 Morone per nulla svantaggiosa al papa, opinava anzi che renderebbe difficili le mene dei principi. Rispose quindi senza indugio all’imperatore, che lo ringraziava per il contenuto della lettera allora ricevuta e in considerazione della buona volontà di sua maestà espresse le migliori speranze per la favorevole riuscita dei pubblici negozi.2 Nella relazione finale mandata a Roma, che, semplice, oggettiva e spoglia di iattanza,, è un capolavoro,3 Morone non cela la sua soddisfazione per essere riuscito a spuntare le pericolose mire del concilio minore di Innsbruck ed a persuadere l’imperatore della leale volontà e oneste intenzioni del papa.4 Se anche non compieta-mente contento dei risultati della sua missione,5 eragli però lecito dire a se stesso che non aveva ottenuto cosa da poco, opinione 1 Vedi la relazione di Morone a Borromeo del 13 maggio 1563 presso Stein-herz III, 209 s. 2 Vedi la relazione finale di Morone del 17 maggio 1563 presso Steinhekz III, 307 s. 3 Giudizio di Steinherz III, 313. 4 Vediibid. 311 s. Cfr. Pallavicini 20. 17, 11. s Secondo una lettera di Canisio a Lainez del 17 maggio 1563 ciò disse a lui il Morone riferendosi specialmente alle deputazioni nazionali; vedi ZeiUehr-jiir kath. Theologie 1903, 642 s. e Epist. Canisii IV, 301 s.