Le trattative eaipoutane del Morone con Ferdinando I. 231 siglieri laici dell’imperatore pensò egualmente il legato con regali in denaro ed oggetti, un uso non raro nei rapporti diplomatici d’allora. 1 Le eccellenti sue antiche relazioni tornarono utili al Morone coll’imperatore. Facilitò inoltre le trattative il desideriò di Ferdinando di vedere confermata dal papa l’elezione del figlio Massimiliano a re dei romani, altrettanto come il sentimento sinceramente cattolico di quello Habsburg ognora bene intenzionato, se anche non sempre perspicace. Ciò nonostante rimasero ancora molti impedimenti da eliminare. Morone trovò dominante alla corte l’idea, che a Eoma si fosse accanitamente contrarii all’introduzione di riforme. Non ci fu verso di rimuovere non solo i consiglieri dell’imperatore ma questo stesso dall’opinione che in Curia s’urtasse contro decreti del concilio concedendo dispense.2 Fu assai d’ostacolo che subito dopo il suo arrivo il legato infermasse di podagra e febbre e venisse confinato in letto. L’imperatore ebbe la grande attenzione di fargli una visita, esprimendo in tale occasione che voleva difendere l’autorità del papa, ma quella pure del concilio. Morone replicò coll’esporre la necessità di cooperazione concorde di papa e concibo adducendo una sentenza del cardinal Contarmi molto apprezzato da Ferdinando I; il papa dà al sinodo autorità e forza, ma esso poi deve far grande conto della podestà del successore di Pietro. Proseguendo, Morone si diffuse sul benefizio, che un’azione concorde d’imperatore e di papa avrebbe portato alla riforma come allo schiarimento di altre questioni. Fu pure toccata l’elezione di Massimiliano a re, che tanto importava all’imperatore. 3 Ferdinando I aveva promesso sollecito disbrigo delle trattative. Avendo dovuto guardare il letto anche nei giorni seguenti, Morone addì 3 maggio mandò Delfino dall’imperatore per indurlo, non riuscendovi però, ad una sollecita decisione senza scambio di scritti. Intanto Morone cercò di persuadere della serietà delle intenzioni riformative di Pio IY il ciambellano maggiore conte Arco ed i teologi imperiali comparsi al suo letto, e di dimostrar loro che erano ineseguibili le pretese di Ferdinando I relativamente al diritto di proposizione, alla riforma nel capo della Chiesa ed alla rappresentanza delle singole nazioni a Trento. Grande 1 Vedi le relazioni di Morone del 2, 6, e 17 maggio 1563 presso Steinherz HI, 281 s., 286 s., 311 s. Cfr. Bitter I, 172. Sui 100 scudi d’oro ricevuti da Ca-nisio pel suo Ordine, cfr. Canisii, Epist. IV, 971 s. Per Fr. de Cordova è significativa la sua affermazione che Morone rifiutasse qualunque accettazione di riforme (vedi Sickel, Konzil 502). Fu molto importante, che non fosse a Inns-hruck Gienger. 2 Vedi la relazione di Morone a Borromeo del 2 maggio 1563 presso Steinherz III, 282. 3 Vedi ibid. 279 s.