G. A. de’ Medici pei fratelli. Attività nello Stato pontifìcio 61 A favore dei carcerati fratelli s’adoperò con tutto lo zelo Gian Angelo de’ Medici, il cui protettore, il cardinale Alessandro Farnese, era salito sul trono papale ai 13 d’ottobre del 1534. Già nei primi anni del suo governo il nuovo papa aveva affidato all’abile lombardo l’amministrazione di Ascoli Piceno nelle Marche.1 Collo stesso officio Gian Angelo andò nel 1535 a Città di Castello, nel 1536 a Parma. I suoi incessanti sforzi per la liberazione dei fratelli prigionieri, dei quali fa testimonianza fra altro una lettera autografa del 24 maggio 1537 tuttora conservata all’Archivio Vaticano,2 dovevano finalmente venir coronati da successo. Allorquando nell’estate del 1538 ebbe luogo a Nizza il convegno di Paolo III con Carlo V, anche Gian Angelo si recò colà e per l’intercessione del papa ottenne che Carlo V ordinasse la liberazione dei suoi fratelli. Gian Giacomo rientrò ora come uomo di guerra nell’armata dell’imperatore acquistandosene in misura crescente la stima.3 Intanto Gian Angelo copriva sempre la carica difficile e tut-t’altro che alta di ufficiale d’amministrazione nello Stato pontificio. L’anno 1539 fu governatore di Fano, il seguente per la seconda volta fu in eguale posizione a Parma. I suoi fedeli servizi fecero si che finalmente nel 1542 venne nominato commissario apostolico presso le truppe, che Paolo III inviò a re Ferdinando in Ungheria contro i Turchi. Là s’incontrò col fratello Gian Giacomo, che comandava la flotta del Danubio. Costui in un memoriale sottopose la condotta dell’Elettore Gioacchino II di Bran-denburg, costituito comandante in capo, ad una critica, che, come dimostrò il completo fallimento dell’impresa, era appieno giustificata.4 Ritornato in Italia dall’Ungheria, Gian Angelo appianò nel 1543 una lite per confini fra Bologna e Ferrara, tornando poscia ad accompagnare quale commissario pontificio le truppe con cui Paolo III soccorse la guerra di Ferdinando I contro i Turchi. Il papa indi gli conferì il governo d’Ancona e il titolo di referendario papale.5 Frattanto Gian Giacomo aveva prestato eccellenti servigi all’imperatore nella guerra contro Cleve e la Francia: 1 Sulla lenta ascensione di Gian Angelo in Curia vedi Pakvinids (cfr. App. n. 90) 2 Anche a questo * documento (Carte Farnes. VI, Archivio segreto pontificio) ha pel primo accennato Stjsta (loc. cit. 24). 3 Cfr. la lettera di Carlo V al fratello in Venezianische Depeschen I, 475, !l- 2. V. anche Navagero presso Axbèri I 1, 309 4 Cfr il nostro voi V, 444 s. e Susta, Pius IV. 25. Le relazioni di Gian Angelo sono stampate in Meni. Hung. diplom. XVI, Budapest 1879. 5 Cfr. Girol. Soranzo 71 ; Ehses, Goncil. IV, 332, n. 2, 350, n. 2. Da Ancona Gian Angelo corrispose ripetutamente nel 1545 coi legati del concilio ; vedi Mekkle I, 186, 189, 205, 224, 226.