Il Collegio Romano. 335 è un grande collegio di quest’Ordine; il papa raccomanda alla protezione e benevolenza del re per la ragione che l’istituto è come un semenzaio per i collegi dell’Ordine in Italia, Germania e Francia; da questo vivaio la Sede apostolica prende abili lavoratori per mandarli continuamente in qualunque luogo. Di fatto nella fondazione del Collegio Romano Ignazio di Loyola fu guidato dall’idea di creare un centro al suo Ordine: da esso, così faceva egli scrivere nel 1555 al Borgia,1 fino ad allora eransi diffusi già collegi per tutta l’Italia, come a Perugia, Firenze, Napoli, Loreto, Ferrara, Modena, Genova, Bologna: per non parlare del collegio di Vienna, mandavasi allora personale per uno a Praga; a Strassburgo, Ratisbona, Gran, Ermland ed in altre regioni si domandano instantemente istituti consimili. Quanto maggiore è ivi la deficienza di cattolici colti ed esemplari, tanto più importante è il rimedio a mezzo della formazione di gente adatta: quel collegio pertanto è una impresa pel mondo intiero, non solo per la città di Roma. Come un vivaio, così il Collegio Romano, come è detto nella stessa lettera, doveva essere anche modello e tipo per gli altri collegi dei Gesuiti. Secondo il concetto del Loyola esso era destinato a diventare uno strumento della riforma degli studi teologici cotanto decaduti, per il suo Ordine prima, poi anche nella più vasta estensione. E scriveva che nella capitale della cristianità, nella sede principale della Compagnia di Gesù, egli intendeva far prova coll’esperienza del metodo migliore per i collegi. Già essere stato abbozzato un ordinamento per le università, e trovarsi in preparazione manuali ed aversi la fiducia di potere in pochi anni presentare un corso di studi, « secondo il quale in tempo più breve e meglio si potranno imparare le scienze necessarie per il servizio di Dio e l’aiuto delle anime ». Sonvi inoltre specialmente in Italia, Sicilia, Fiandra, Germania numerosi giovani membri dell’Ordine di molto talento e abilità per la cura delle anime, che non possono arrivare in quelle contrade ad una formazione scientifica perchè ivi gli studii sono coltivati con trascuratezza e in modo eccessivamente prolisso. Anche per costoro il Collegio Romano è una necessità. Ed un’altra Volta Ignazio scrive al Borgia: 2 « Apprezzo tanto l’importanza di quell’istituto d’istruzione non solamente per l’Ordine, ma anche per tutta la Chiesa, che non conosco nella cristianità opera migliore della istituzione del medesimo. Se gli altri collegi dell’Ordine dessero al romano la metà d’ogni Pane e d’ogni mantello, farebbero una cosa molto utile anche per se stessi ». 110 settembre 1555: Monumenta Ignatiana Ser. 1, IX, 609 s. 2 II 28 dicembre 1554, Mon. Ign. Ser. 1, VIII, 197; cfr. XII, 290 ss.