46 Pio IV. 1559-1565. Capitolo 1. sui quali gli spagnuoli avevano fatto conti sicuri, nel momento decisivo si ritrassero. L’ira del Vargas fu principalmente contro Corgna poiché, a suo giudizio, se costui si fosse deciso a favore di Pacheco, gli altri l’avrebbero seguito. 1 Corgna reputò necessario giustificare con una lettera a Filippo il contegno suo e di Mercurio circa l’elezione di Pacheco 2. Nel pomeriggio si tentò nuovamente di eleggere Pacheco mediante generale omaggio, ma questa volta il numero dei voti fu piuttosto minore che al mattino. 3 Ciò non ostante i suoi aderenti non abbandonarono ancora la speranza. Per istigazione di Sforza e Farnese, Vargas tentò nella notte di ricondurre Mercurio entro le file del partito spagnuolo, quand’ecco accorrere Guise e rimproverare all’inviato perchè d’immischiarsi nell’elezione. Ne originò, in forme cortesi però, 4 un lungo scambio di parole fra i due, pel quale gli sforzi di Vargas attorno a Mercurio furono sen- 1 Vargas, 20 dicembre 1559, presso DÖllinger I, 318. 2 * Corgna a Filippo II, 20 dicembre 1559, Archivio Borghese, ora nell'Archivio segreto pontificio in R o m a, Ser. 1, n. 206, p. 123 ss. ; efr. Müixer 218. Tiepolo al Senato di Venezia da Toledo 30 gennaio 1560, presso Brown VII, n. 127. Egli, scrive Corgna (p. 124), avrebbe votato volentieri per Pacheco « se non havessi giudicato et per la natura sua tarda et per esser vecchio et mal sano et per qualche altra causa che io restarò di dire a V. M„ che fusse poco atto a poter reggere a tanto peso quanto richiede il bisogno de’ tempi presenti et le miserie in che si truova la povera et afflitta Chiesa. — Nel corso poi di questa negociacione le cose si sono trattate d’un modo che a me non è mai piaciuto, havendo veduto le passioni prevalere al debito et all’ho-nesto. — Finalmente si è venuto al punto di proporre le cose di esso. Pa-ceccho et fra molti altri che non vi hanno consentito, non è parso ne al card, di Messina, ne a me d’adherirli, parte per le cause suddette, e parte per il modo che si è tenuto. Dalla qual risolutione essendosi alterati non solamente il card. Paceccho, ma Vargas ambasciatore di V. M. et vedendo non potere colle persuasioni a indurci a questo consenso, si son volti alli protesti, havendo esso Vargas minacciato Ascanio mio fratello et il povero card, di Messina, veramente huomo dabbene, di farli levare tutte l’entrate, che hanno sottoposte a V. M., come se in questo havesse a operarsi contro la conscienza propria per timore della perdita di beni temporali... Rendasi pur certa V. M., che se bene le siamo devotissimi et veri servitori, non possiamo però credere, che ella sia per desiderare da noi più oltra di quello, che la conscienza et la ragion ci detta ». Vargas (21 dicembre, presso DÖllinger, Beiträge I, 322) nega d’aver minacciato a un cardinale la sottrazione delle entrate, « sino que es invencion de Perosa, por lo que Ascanio su hermano le escribio de suyo, cuando andaba lo de Ferrara ». 3 Thurm presso Wahrmtjnd 264. Secondo Thurm (ibid.) era « opinione generale » che Sforza, Carafa e Farnese non facessero sul serio col Pacheco, e non volessero che fare al cospetto di Vargas e Pacheco una dimostrazione a prova dei loro sentimenti spagnuoli. 4 citra indignationem tarnen, ìmmo cum summa benevólentia (Guidus 629) ; « con todo tiento de ambas partes » (Vargas presso DÖllinger, Beiträge I, 321). Secondo Thurm « nonnulli et communiter omnes », dicevano avere Guise dichiarato a Vargas, che per la trasgressione dei suoi poteri meritava d’esser gettato nel Tevere. Waiirmund 264.