186 Pio IY. 1559-1565. Capitolo 4 e. Tuttavia nel primo tempo furono principalmente italiani quelli che si trovarono a Trento ; l’arrivo dei vescovi degli altri stati, prescindendo dai portoghesi già presenti, ritardò ancora più a lungo. Primo spagnuolo giunse il 26 settembre il vescovo di Vich ;1 per il maggior numero fu in novembre che a poco a poco entrarono in Trento. 11 Filippo II a ripetuta pressione del nunzio s’era difatti deciso a mandare in precedenza alcuni : la nomina degli altri che dovevano andare al concilio non avvenne che in settembre.3 La fissazione e deputazione d’un inviato si trascinò ancor più a lungo. Dalla Francia il nunzio Gualterio riferiva nel settembre cose poco liete sulle speranze relative alle delegazioni al concilio. La condotta del governo francese in questa importante faccenda continuò ad essere equivoca. 1 L’8 ottobre potè bensì il Borromeo scrivere al nunzio essersi udito che la reggente di Francia intendeva mandare i suoi oratori e prelati ; ma non era stata che una vuota promessa, che non fu intanto osservata ; il gabinetto francese infatti non credeva all’utilità del concilio, ma sperava di arrivare a un compromesso cogli Ugonotti mediante una conferenza religiosa e concessioni da parte del papa. 5 Egualmente non concepita seriamente fu la fissazione avvenuta alla fine di ottobre, di 25 vescovi, sei dei quali avrebbero dovuto partire subito dopo il San Martino.6 Molto imbarazzante fu pure che l’imperatore addimostrasse tutt’altro che speciale zelo per adempiere la promessa fatta di mandare al concilio i suoi inviati ed i vescovi dei suoi paesi ereditarii. Era egli bensì risoluto a mantenere la sua promessa, ma voleva attendere a spedire gli inviati il più a lungo possibile, temendo che i suoi plenipotenziarii arrivassero prematuramente a Trento e vi rimanessero isolati. 7 E ritardò con una risposta determinata fino all’inverno. Solo quando ricevette dal suo inviato Arco la notizia, che il papa aveva dato l’ordine d’aprire il con- il papa insisteva perchè tutti i vescovi si recassero al concilio (Archivio di Stato in Firenze). Ma ancora all’8 di novembre viene riferito che il papa spingeva i vescovi ad andarvi, esserne partiti 7 ieri, ma molti ricalcitrare (*Avviso di Roma dell’8 novembre 1561, Urb. 1039, p. 308, Biblioteca Y aticana); il papa tuttavia rimase fermo sul punto che ad eccezione di pochi tutti dovessero mettersi in viaggio (* Avvisi del 20 dicembre 1561 e 3 gennaio 1562 loc. cit. p. 319b-329). 1 Cfr. Massarelli 358; Theiner I, 670; Susta I, 78, 80. 2 Massarelli 258 ss. Cfr. Susta I, 90. 3 Vedi Susta I, 78, 80, 257. 4 Vedi Susta I, 248 s.; 253 s.: cfr. 181 s.; 215 s. Ai 13 di settembre 1561 G. A. Caligari scriveva da Boma al Commendone: * « Si dice che le cose di Francia vanno molto male e seguitano il loro conciliabolo ». Lettere di princ. XXIII, 34, Archivio segreto pontificio. 5 Cfr. Susta I, 87 s., 290. 6 Cfr. Susta I, 290. 7 Vedi Steinherz I, evi.