236 Pio IV. 1559-1565. Capitolo 6 a. La sua destrezza e prudenza dovevano dare splendida prova di sè anche a Trento, ove il legato ritornò ai 17 di maggio. Morone era l’uomo acconcio per prendere con mano sicura e ferma la direzione e per superare le difficoltà, che ostavano alla felice conclusione del concilio.1 6. La conclusione del concilio tridentino e la sua importanza- a. Mentre nella sua qualità di legato e fiduciario di Pio IV Morous avviava a Innsbruck un accordo coll’imperatore, si compiva pure un mutamento favorevole nei rapporti del re spagnuolo col papa. Degli attriti e conflitti tra Roma e Madrid era correo essenziale il loc. cit.). Ad ogni modo questa relazione, che frattanto è stata pubblicata, non del tutto correttamente, da Maurenbrectier in Zeitschr. fur Kirchmgesch. Ili, 653 s., può prendersi in considerazione solo in seconda linea, poiché è in redazione più breve ed è più tarda della classica relazione finale di Morone del 17 maggio, egregia per chiarezza e precisione, alla quale giustamente si attenne il Pal-lavicini. Ranke avrebbe tanto più dovuto tirare in campo questa relazione, perchè era stata già resa nota da Schelhorn (Sammlung fiir die Geschichte I, 210). Ma Ranke non ha tenuto conto nè di Schelhorn nè del l'importantissima pubblicazione della corrispondenza fra Morone e l’imperatore del Planck. In conseguenza egli non potè offrire che una esposizione molto insufficiente, nella quale il risultato della missione di Morone appare in una luce troppo favorevole. Il primo, che prese posizione in contrario, fu Ritter (Deutsche Oescichte I, 173 s.; cfr. Ritter, L. v. Balene, Stuttgart 1895), ma Ritter cadde nell’altro estremo e considerò come meramente apparente l’accordo raggiunto da Morone, Contro questa concezione s’è già rivolto Steinherz (III, 330), accenando anche al giudizio dei contemporanei iniziati alle cose. Un discepolo di Ritter, Helle, ha cercato nella sua dissertazione Die Konferenzen Morones di salvare l'opinione del suo maestro. Contro di lui si dichiara a ragione Holtzmann, un esatto conoscitore di quel tempo, nella Histor. Zeitschr. CVII, 436 ss.; osserva egli-« è vero, che anche dopo le conferenze l’imperatore sostenne il suo programma di riforma, sebbene in forma alquanto modificata. Ma parmi che per ciò non sia rimasto tuttavia senza influenza il Morone ed in particolare valuterei altrimenti che Helle (pp. 56, 64) la rinunzia di Ferdinando alla reformatio in capite. L’accordo era ad ogni modo già avviato e più tardi non fu che completato mediante altre cose. In ispecie con molta abilità Morone aveva già fatto balenare all’imperatore il riconoscimento della elezione di Massimiliano come premio della riconciliazione; cfr. il mio libro su Massimiliano, p. 450 ». Anche Kassowitz (p. xliii) e v. Voltelini (Mitteilungen des Òsterr. Inst. XXVII, 353) aderiscono a Steinherz. 1 Sul merito di Morone vedi il giudizio di Susta, IV, v; ivi anche dettagli sulla tradizione manoscritta delle corrispondenze sorte a causa dell'opera del Morone nel 1563. Sulla Cifra Moroniana vedi Susta in Mitteilungen des Òsterr. Inst. XVIII e Mexster. Die Geheimschrift im Dienste der pàpstl. Kurie 243. A Trento Morone abitò nel palazzo Thun; vedi Swoboda 23.