Rovesci di fortuna della famiglia Medici. 59 ov’era diventato protonotario ed al quale egli aveva già procurato una commenda a Mazzo in Valtellina, doveva venir elevato alla sede vescovile di Coira. I Grigioni protestanti incolparono l’abate Teodoro Schlegel, che in qualità di vicario generale dirigeva la diocesi, di sostenere in segreto questo piano e ai 23 di gennaio del 1529, dopo spaventose torture, fecero giustiziare l’infelice quantunque protestasse la sua innocenza.1 Tale esito ebbe il progetto circa il vescovado di Coira. Ancor più grave fu il colpo recato alla famiglia dall’anno 1529. L’imperatore fece la sua pace con Francesco Sforza. Per tutelare i proprii interessi Gian Giacomo portossi personalmente a Bologna, ove apprese che gli si sa'rebbe rifiutata l’investitura. Così non gli rimaneva, unica speranza, che l’intercessione di Clemente VII. Gian Angelo de’ Medici, che durante il terrore del Sacco s’era avvicinato al papa, lavorò in persona a Bologna in questo senso. Ma la sua influenza si comprovò troppo debole. Il trattato del 23 dicembre 1529 annientava la sovranità di Gian Giacomo.2 Mancava però al duca di Milano la forza per costringere il castellano di Musso a consegnare i suoi possessi : tanto meno potevalo perchè Gian Giacomo trovò un potente intercessore nel duca Carlo III di Savoia, che nel gennaio 1531 negoziò una pace temporanea fra Gian Giacomo e Francesco Sforza sulla base dello status quo.3 Presto il castellano di Musso fece vedere che il suo temerariamente ambizioso spirito non era ancora fiaccato. L’acuirsi del contrasto fra i cattolici e i seguaci della nuova fede nella Svizzera gli oifrì un’occasione favorevole per pescare nel torbido. Nel marzo del 1531 ebbe inizio la famosa « guerra di Musso », un preludio della guerra di Kappel.* In questa impresa Gian Giacomo non perseguì che scopi personali, che cercò abilmente di coprire col miraggio di motivi religiosi. All’imperatore, al papa ed ai principi italiani affermava essere sua intenzione abbattere gli Svizzeri nemici dell’Italia e da poco macchiati di errori velenosi. In questo senso lavorava anche Gian Angelo, che dopo l’insuccesso a Bologna 1 Cfr. Moor, Gesch. des Kurrätien II 1, 109 ss. ; Kath. Schweizer Blätter I, 227 ss. ; VII, 432 s. ; Weiss, Basels Anteil am, Kriege gegen Gian Giacomo de Medici 1531-1532, Basel 1902, 50 ; J. G. Mayer, St. Luzi bei Chur2, Einsiedeln 1097, 50-62. 2 Cfr. Susta, Pius IV. 16 s. Susta crede che nel tempo posteriore al sacco sia nato il pensiero di unire l’albero geneaologico dei Medici milanesi con quello della famiglia fiorentina. Circa l’attuazione cfr. sotto, p. 64. 3 Vedi Susta loc. cit. 17. 4 Cfr. Zei.ler-WerdmÜixer, Der Krieg gegen den Tyrannen von Musso, Zürich 1883 ; Joller in Kath. Schweizei' Blätter IV (1862) ; Giiinzoni in Bollett. stor. d. Svizz. IM. XV (1893), 140 s.; Weiss loc. cit., ove anche altre notizie bibliografiche.